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I ricordi di Montreal e Binotto alias TrinottoLeo Turrini - 6 giugno 2019
  1. Tanti bei ricordi mi legano a Montreal e al Quebec.
    Chi ha vissuto l’epopea di Gilles mai resterebbe indifferente alle suggestioni canadesi.
    Villeneuve senior aveva dato un senso alle emozioni di tanti, quando ancora gli appassionati di macchine da corsa sapevano distinguere il tifo sano dalla beceraggine. All’epoca, la buona educazione non era un optional e rispettare la competenza altrui era uno stimolo in più per provare a migliorare noi stessi.
  2. Oggi siamo al tripudio dell’ignoranza al potere, in troppi ambiti.
    Era invece ancora così anche nel 1998, quando mi feci accompagnare a Montreal da mio fratello medico (e del medico ci fu bisogno, considerate le convulse vicende che portarono alla vittoria di Schumi!).
    Rammento i meccanici Ferrari che, proprio tramite Michael, chiedono a Todt di ascoltare la radiocronaca della tappa del Giro d’Italia che finalmente certificò la vittoria di Marco Pantani.
    Permesso accordato. Intreccio di pulsioni che non si scordano. Siamo ciò che abbiamo vissuto, prima di diventare quello che saremo.
    Nel presente.
    È quasi normale immaginare una Ferrari meno…a mal partito sul tracciato di Notre Dame.
    Questo suggerisce la logica, alla luce di quanto sperimentato nei sei Gran Premi precedenti.
    Ma è praticamente impossibile negare l’onere e l’onore del pronostico alla Mercedes.
    Ho letto anche io la bella intervista di Mattia Binotto agli amici della Rosea.
    I concetti sono sani, largamente condivisibili.
    Colgo però una contraddizione in termini.
    Dice Mattia Trinotto: il 2019 sta andando come andò la parte finale del campionato 2018.
    Corretto, grosso modo.
    Ergo, non si capisce l’enfasi che Trinotto pone sulle gomme 2019, visto che le cose vanno più o meno come a fine 2018, quando le gomme erano, appunto, diverse.
    Qui sta il busillis.
    Tanti auguri, la caccia al Sacro Graal continua.