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Giovinazzi e Brivio, tempi duri per gli italianiLeo Turrini - 11 novembre 2021

Tempi duri per gli italiani in F1.
E per una volta non sto parlando di Mattia Binotto.
La storia del Gio la conosciamo.
Antonio Giovinazzi è un buon pilota. Giuro che non mi fa velo l’amicizia, cordialmente ricambiata.
Credo abbia dimostrato di meritare un posto in griglia, non perché unico italiano rimasto ma per qualità.
Il problema di Antonio, al netto del sospettato epilogò, ha un nome.
Stellantis.
Cioè la conglomerata che ha unito Peugeot e Fiat Chrysler.
L’operazione Alfa Sauber fu una idea di Marchionne, propedeutica al rilancio del Biscione sul mercato.
Sergio non c’è più e in ogni caso la rinascita commerciale di Alfa non c’è mai stata.
In Stellantis, per chi non lo avesse capito, comandano i francesi.
I quali francesi hanno detto ai proprietari svedesi di Sauber: noi vi lasciamo il marchio Alfa sulla monoposto, ma vi diamo meno soldi.
Meno soldi, zero diritti sulla designazione di un pilota del team, il cui nome veniva indicato dalla Ferrari.
Ciò significa che presumibilmente Gio è fuori dai giochi, perché non può portare i soldi di un cinese o giù di lì.
È giusto? No.
È sorprendente? Ancora no, per chi conosce le dinamiche della F1.
Poi c’è il possibile epilogò della breve carriera di Davide Brivio chez Alpine.
Su due ruote Brivio aveva vinto tanto da manager, vedi anche mondiale di Mir nel 2020.
Su quattro ruote pare non si sia divertito granché e infatti si mormora di un ritorno alla MotoGP.