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Ferrari, Oscar alla Grande BruttezzaLeo Turrini - 17 marzo 2019

La Grande Bruttezza.
Ma non è un film da Oscar.
Nemmeno da David di Donatello.
Se la Ferrari è questa, pace.
Faccio prima a dire che non ci credo.
Sicuramente i test di Barcellona erano stati simpaticamente fraintesi, eppure c’e un limite.
A tutto.
La Rossa di Melbourne non aveva potenza, non aveva trazione, non aveva stabilità.
Niente.
Era dal catastrofico 2014 che una stagione non iniziava così male.
E quello fu un disastro epocale.
Meglio immaginare si siano sommati fattori legati al contesto, al posto, alle temperature (ma dai), ai koala, ai coccodrilli, ai canguri.
Almeno, risparmiamoci le tiritere cospirazioniste.
Andava più piano, la SF90, anche della Red Bull giapponesizzata.
Nemmeno eravamo su Scherzi a parte.
Dei piloti, cosa volete che dica?
Vettel e Leclerc hanno fatto quello che potevano. Carletto ha avuto piccole sbavature, ci stanno. Nel finale ha evitato di sorpassare il compagno.
Seb è uscito depresso da un week end clamorosamente inferiore alle aspettative. Quando gli ho sentito dire via radio: non capisco come mai vado così piano, giuro, sono stato male per lui.
La Mercedes va come mi aspettavo.
Esatto, come mi aspettavo e con l’esempio della betoniera attaccata al retrotreno mi ero spiegato, credo.
È la Ferrari che non si è presentata, in Australia.
La vittoria di Bottas è la rivolta di Spartaco.
Hamilton non l’ha presa benissimo ma escludo riveda già il fantasma di Nico Rosberg.
Complimenti all’(ex) Tappos.
Verstappen ha fatto il suo.
Kimi a punti con l’Alfa, di più non poteva ottenere.
Giovinazzi merita di più.
Anche Kubica.
“Sono io sono proprio io che non mi guardo più allo specchio per non vedere le mie mani più veloci nel mio vestito più vecchio…”