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Ferrari, operazione Desert StormLeo Turrini - 23 marzo 2019

Dicono di avere capito.
A Maranello.
Quindi Mattia Binotto, in versione generale Powell, sta preparando l’operazione Desert Storm.
Tempesta nel deserto.
Di Sakhir.
S’intende che cosa sia stato compreso del flop australiano io non lo so.
Power unit?
Assetto?
Soluzioni aerodinamiche per la serie Otto per diciotto?
Una invasione delle cavallette?
Una pioggia di rane?
Una congiunzione astrale negativa?
Boh.
L’unica cosa che mi sento di segnalare, mentre cerco di schivare l’ennesimo ranocchio in caduta libera, è che non sto riscontrando panico, tra i Binotto Boys. E questo è importante in termini di approccio.
Poi, bisogna stare attenti a non confondere la pagliuzza con la trave.
Mi dispiace per chi, legittimamente, non la pensa come me.
Ma la trave è la prestazione della SF90 a Melbourne.
La pagliuzza è Leclerc tenuto dietro a Vettel nel finale.
Ci si può fare male da soli in mille modi, nella vita e nell’automobilismo.
L’unico dato certo è che in qualifica il tedesco è stato davanti (non di poco) al monegasco.
Ma pure questa è una pagliuzza.
Come scrissi sotto Natale, a chi interesserebbe un derby ferrarista per un quarto/quinto posto?
A me, no.
Meglio aspettare, a proposito di Tempesta nel Deserto, la madre di tutte le battaglie.