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Ferrari, Miami o non mi ami?Leo Turrini - 4 maggio 2022

Miami o non mi ami?
Parlando con gente Ferrari alla vigilia della partenza per la Florida, ho colto la consapevolezza che sarà ovviamente un’altra sfida tosta, avvolta da una incertezza inevitabile stante la novità assoluta del tracciato.
Mi hanno accennato a probabili somiglianze con Gedda. Ci sono, a Miami, rettilinei lunghissimi, alternati a tratti guidati.
Fin qui, sul dritto abbiamo riscontrato un vantaggio Red Bull, compensato dalla trazione Rossa nelle curve.
Andrà valutato anche l’impatto meteo. Il freddo relativo di Imola ha agevolato i Bibitari, in merito alla gestione delle gomme.
A occhio, non credo che i contendenti presenteranno sviluppi clamorosi in Florida. Non li avevano nemmeno a Imola. Per ora, siamo sul terreno di quelli che i tecnici chiamano “affinamenti”.
Diverso, sempre sulla carta, sarà il discorso da Barcellona in poi.
Ho già detto che per noi ferraristi, intendo i tifosi, esiste il problema della disabitudine al duello. Siamo troppo umorali a livello di reazione emotiva: le montagne russe dell’ansia in realtà sono montagne Rosse!
La cosa importante è che la Squadra non ragioni come i fans.
L’ultimo aspetto riguarda la location, cioè un altro pezzo d’America in Formula Uno.
Ricordo bene i lunghi anni in cui gli statunitensi semplicemente se ne fregavano dei Gran Premi.
Una volta vennero ad intervistarmi a casa i colleghi di Speed, che era (non so se ci sia ancora) un canale tv Usa via cavo interamente dedicato ai motori.
Non riuscivano a capire cosa noi europei ci trovassimo in corse “so boring”, così noiose, senza sorpassi o colpi di scena, senza chance di vittoria per il pilota Under Dog ultimo in griglia di partenza.
Non riuscii a convincerli.
Adesso il sentimento pare cambiato. Austin fa sempre il pienone e anche a Miami si annuncia un “contorno” spettacolare.
Magari è davvero merito della serie di Netflix.