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…e Arrivabene tornò a MaranelloLeo Turrini - 13 luglio 2021

Ma poi.
Uno come fa a non emozionarsi quando si ritrova nella stessa sala con Jody Scheckter, Jackie Ickx, Arturo Merzario, Gerhard Berger, Rene Arnoux, Luca Badoer e Giancarlo Fisichella? Mentre nei paraggi ci stanno pure Leclerc e Sainz.
Dopo di che arriva il perfido Cola e tuona: basta con questa etichetta che ti piace usare, la Ferrari di Binotto e Colajanni!
Dico, a me pareva un complimento, un omaggio alla storia comune.
Ma va bene: facciamo che è la Ferrari di Binotto e Inaki Rueda, così non ne parliamo più.
E quello lì, quello che sta casualmente in un angolo, è lui o non è lui?!?
Ceeertooo che è lui.
“Sì, questa è la prima volta che rimetto piede in casa Ferrari”. Non solo l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. In verità, Maurizio Arrivabene non ha ovviamente ammazzato nessuno. Anzi, in veste di capo del reparto corse del Cavallino, è stato l’ultimo a lottare, nel 2017 e nel 2018, per la conquista del titolo mondiale. Ma la Mercedes di Hamilton e Toto Wolff era troppo forte, i rapporti tra il neo amministratore delegato della Juventus e l’allora direttore tecnico Mattia Binotto si guastarono, spingendo John Elkann, il presidente, ad assegnare al secondo anche le mansioni del primo.
Così, mi faceva una certa impressione, ma sul serio, ritrovarli assieme, sia pure a distanza, i Duellanti, per la prima volta da quando le loro strade fragorosamente si divisero. Occasione dell’involontario meeting è stata la inaugurazione ufficiale della nuova versione del Cavallino, lo storico ristorante di Enzo Ferrari, idealmente rappresentato dal figlio Piero e dal bisnipote Enzo junior, ora affidato alle magie gastronomiche di Massimo Bottura (che per l’occasione ha sfornato un dolce strepitoso, naturalmente denominato Rosso 27).
Insomma, tra un manicaretto e l’altro si registrava una curiosa atmosfera. John Elkann,presente anche lui, ha salutato calorosamente lo juventino Arrivabene, che non andava più bene a Maranello, ma che invece va evidentemente benissimo nella Torino bianconera. Sono i misteri delle multinazionali, fermo restando che, con austera signorilità, Arrivabene da anni evita di rilasciare qualunque commento sulle Rosse.Anche se ciò che pensava della Formula 1 e dei suoi attuali protagonisti era ben noto già anni fa.
Racconto queste cose perché la Ferrari non smette di essere un romanzo.
Nel prossimo week end la Nazionale Rossa di Binotto e Inaki Rueda gioca, cioè corre, in Inghilterra. Temo che Silverstone non somiglierà a Wembley.
Ma questa è un altro menù, direbbe il mio amico Bottura.