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Cosa si aspetta Marchionne dall’Alfa (Sauber)Leo Turrini - 19 febbraio 2018

L’ultima volta che ho scambiato quattro chiacchiere con Sergio Marchionne gli ho chiesto cosa mai si aspettasse, nell’immediato, dal matrimonio tra Alfa Romeo e Sauber.
Mi ha risposto con realismo minimalista: partiamo dal fondo, già lasciarci un team alle spalle, nel 2018, sarebbe una gran cosa.
È l’approccio giusto e non lo scrivo per cupidigia di servilismo.
La Sauber, causa limiti economici, ha accumulato un tale ritardo tecnologico che sarebbe assurdo invocare miracoli.
Immagino che l’ex opinionista di questo ameno luogo, l’ottimo ingegner Furbatto, progettista della nuova Alfa Sauber, sia dello stesso avviso.
Ma di sicuro Marchionne sta pompando soldi e risorse umane nella iniziativa. Per ora siamo ancora nella fase “nominale”, cioè vince il marketing. Ma ho già avuto modo di spiegare come, nel medio termine, una raffica di ultimi posti rappresenterebbe una cattiva pubblicità per Giulia e Stelvio.
Chiudo con una concessione romantica. Ormai siamo in pochi a conoscere la storia e in pochissimi la sappiamo raccontare. Nelle corse e per le corse, da Enzo Ferrari a Nuvolari, da Carlo Chiti ad Arturo Merzario, fino a Giacomelli e De Cesaris, mai dimenticando il povero Depailler, che era un gran manico, ecco, nelle corse e per le corse Alfa Romeo significa tanto tanto.
Per ora c’è solo il marchio, ma è lo stesso una emozione.