La ricetta Grasso: Imu e patrimoniale. Torna la sinistra delle tasse"

Oggi l’assemblea di Liberi e Uguali. "Ripristinare l’articolo 18"

Pietro Grasso all'assemblea di Liberi e Uguali (Ansa)

Pietro Grasso all'assemblea di Liberi e Uguali (Ansa)

Roma, 7 gennaio 2018 - Una patrimoniale, «in linea con livelli di tassazione già presenti in altre realtà europee come la Francia» e «in tutte le culture socialiste e social democratiche». Perché «è inutile nascondere ai cittadini – è parola di Arturo Scotto di Leu, alla vigilia della presentazione del programma di Liberi e Uguali, oggi a Roma (il leader Pietro Grasso parlerà alle 12 con ‘esordio’ di Laura Boldrini) – che la cancellazione dell’Imu sulla prima casa voluta da Renzi è stata una misura populista che è costata alle casse dello Stato ben 4 miliardi, mentre se si fosse applicata nel modo in cui intendiamo noi, sarebbe costata solo 1,5 miliardi; il resto si sarebbe potuto tranquillamente spalmare sulla sanità, sempre oggetto di tagli...».

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Dunque, nel programma di Liberi e Uguali, accanto al ritorno dell’articolo 18 e alla revisione delle aliquote Irpef a favore dei redditi sotto i 40mila euro, c’è proprio questo, una patrimoniale. Declinata sì nell’ottica di «alleggerire il ceto medio – spiega Alfredo D’Attorre – che in questi anni ha risentito più di altri della pressione fiscale riducendo in modo evidente le disuguaglianze sociali che si sono acuite negli ultimi tempi», ma di fatto si reintroduce qualcosa che era stato tolto sotto il profilo fiscale. «Posso capire – ragiona Scotto – che in una campagna elettorale in cui si sta assistendo a un vero mercato delle vacche, con chi promette mille euro al mese per tutti e chi vuole togliere il canone della Rai, vedere una forza politica che dice la verità ai cittadini e parla apertamente di un nuovo sistema di tassazione che colpisca chi ha di più per dare sollievo a chi ha di meno può sembrare controproducente, ma la verità è questa: la cancellazione dell’Imu è costata troppo e le risorse servono». Il ritorno dell’Imu, va detto, è un po’ un pugno nello stomaco, ma D’Attorre ripropone la parola «equità» per giustificarne la reintroduzione: «La nostra idea è chiedere ‘sacrifici’ a chi ha un patrimonio complessivo superiore al milione di euro. E con patrimonio intendo la sommatoria di beni mobili e immobili personali. In questo modo pagherebbero di più i più ricchi e basta; l’importante è recuperare il vecchio gettito dell’Imu e andare oltre». Di cifre dentro il programma fiscale di Leu ce ne sono poche, ma si parla di un piano di investimenti pubblici per 10 miliardi (che da qualche parte vanno ovviamente reperiti) concentrati in primo luogo sulla messa in sicurezza del territorio e sulla riconversione ambientale dell’economia. 

C’è anche una revisione delle aliquote Irpef «per fare in modo – racconta D’Attorre – che chi guadagna meno di 40mila euro l’anno si trovi agevolato rispetto a oggi, mentre chi si troverà sopra una certa cifra (ancora da stabilire, ndr), pagherà di più. Bisogna essere realisti, non regalare solo sciocchezze elettorali». La parte più corposa riguarda il lavoro, con il ritorno al reintegro contro il licenziamento per giusta causa (articolo 18) nonché la causale per i contratti a termine, abolita da Renzi. E con il contratto a tempo indeterminato, che dovrà tornare a essere «la norma, non l’eccezione, com’è oggi».

Ma si discuterà anche su principi di etica politica (stop ai condannati e agli indagati per alcuni tipi di reato) e verrà posto un limite ai mandati. Alleanze? Niente sostegno a Giorgio Gori in Lombardia, tavolo ancora aperto nel Lazio per l’uscente Pd Nicola Zingaretti.