Libia, Haftar minaccia l’Italia: "Esercito pronto a intervenire"

Missione anti scafisti, il generale alza la voce

Navi della Marina Militare impegnate nell'operazione 'Mare Sicuro' (Ansa)

Navi della Marina Militare impegnate nell'operazione 'Mare Sicuro' (Ansa)

Roma, 1 agosto 2017 - La missione italiana anti scafisti in Libia rischia di complicarsi ancora dopo gli accordi con successivi incertezze e tentennamenti del governo di Al Sarraj, che comunque per bocca del ministro degli Esteri Mohamed Siala rassicura sull’ok da parte della nostra Marina militare. Il governo di Tobruk, retto dal generale Khalifa Haftar, sempre critico verso l’Italia accusata di trattare in esclusiva con Tripoli, invia un messaggio molto duro e per certi versi minaccioso al governo Gentiloni.  E contemporaneamente lancia una nuova offensiva militare, iniziata la sera del 30 luglio, contro le milizie che appoggiano il governo Sarraj a soli 60 chilometri da Tripoli.   In un comunicato firmato dal Comitato libico per la difesa e la sicurezza della Camera dei rappresentanti, l’equivalente della nostra commissione Esteri, fa sapere che la missione italiana è «considerata un intervento militare deflagrante dell’Italia verso gli affari libici con l’aiuto dei suoi seguaci (alludendo al governo di Tripoli, ndr) che vogliono essere i soli presenti nello scenario della politica libica». L’uomo forte della Cirenaica avverte Sarraj e di conseguenza l’Italia. E ancora. Il comunicato chiude con un appello all’esercito: «Invitiamo le forze armate libiche a fare il loro dovere nazionale per proteggere la sovranità della Libia da ogni violazione». 

La spallata di Tobruk punta a due obiettivi: delegittimare ulteriormente il fragile governo di accordo nazionale di Tripoli e, pur con parole estreme, proporsi come interlocutore dell’Italia, cosa che il nostro Paese fino a oggi non non ha voluto fare, riconoscendo invece il governo Sarraj come l’unico certificato dalla comunità internazionale. L’offensiva di Tobruk in questi giorni è fatta con i proclami, ma anche con le armi. L’altra sera salendo da sud nella zona ovest verso la Tunisia le truppe del generale Khalifa Haftar hanno strappato alle milizie alleate di Tripoli con alcuni combattimenti Sabratha e Sorman, che compongono un unico distretto. Sabratha è un punto strategico, situato fra Zuara, l’area da dove parte il 90% dei migranti verso l’Italia e Tripoli, sede del governo. Qui i militari di Tobruk, con truppe di terra e con l’ausilio dell’aviazione, avrebbero messo a tacere le milizie sequestrando anche depositi di armi.   In città sono già operativi check point per il controllo urbano. Haftar, inoltre, sta tentando anche la via diplomatica, anche se questo termine può sembrare azzardato nel contesto libico, per ingraziarsi altre milizie. A Zuara proprio ieri ha avuto luogo un incontro fra rappresentanti del governo del generale e capi miliziani. L’obiettivo è chiaro anche se difficile: acquisire il controllo di Zuara e dintorni per proporsi come interlocutore del nodo migranti verso l’Italia. Fonti dirette vicine al generale lasciano intendere che ci saranno altre novità a breve nella complicata scacchiera libica. È probabile una nuova offensiva militare. Poi c’è il versante francese. I collaboratori più stretti di Tobruk lasciano capire che l’incontro con Macron è solo un passaggio e che non esclude confronti con l’Italia. Verso la quale, oggi però arrivano, avvertimenti molto duri.