Ong, nave Iuventa sotto accusa. "Ridavano i gommoni agli scafisti"

Le intercettazione inguaiano la Jugend Rettet. Parlano gli operatori che hanno denunciato la Ong tedesca

La nave Iuventa della Ong Jugend Rettet sotto sequestro (Ansa)

La nave Iuventa della Ong Jugend Rettet sotto sequestro (Ansa)

Roma, 4 agosto 2017 -  Su nave Iuventa dell'Ong Jugend Rettet accadeva qualcosa di strano. Ma qualcuno lo notava e lo denunciò. Nell’ordinanza del gip, che ha portato al sequestro dell’imbarcazione, un ruolo decisivo l’hanno avuto gli interrogatori di Lucio Montanino e Pietro Gallo, gli operatori di una ditta di security che era al lavoro sulla Vos Hestia, la nave di Save the Children : è la loro denuncia che ha dato avvio al procedimento penale.

«Abbiamo visto anche sul radar che nave Iuventa – dice in un interrogatorio Gallo – naviga sovente in acque libiche. Durante un soccorso datato 10 settembre 2016 abbiamo notato che durante un trasbordo dalla Iuventa alla nostra nave di 140 migranti, dalla nave soccorsa si allontanava verso le coste libiche un gommone con a bordo due uomini di colore». Da qui partì la segnalazione alle autorità. «La stranezza la vedevamo – dice il Gallo – nel fatto che il personale della Iuventa, dopo aver fatto salire i migranti a bordo, restituiva i gommoni ad altri soggetti che stazionavano nella zona a bordo di piccole imbarcazioni di vetroresina o di legno».

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Lasciare che gli scafisti se li riprendessero sembrava non essere un problema per l’equipaggio della Iuventa. «In occasione del trasbordo dalla nave Iuventa – dice in un altro interrogatorio Montanino – appena arrivati ad una distanza di 150 metri dalla Iuventa, dalla stessa si è allontanata una imbarcazione di 6 o 7 metri, di legno, con a bordo due individui di colore, che si sono portati a velocità sostenuta in direzione della costa libica, che si trovava a 14 miglia».

Gli investigatori mettono sotto controllo i telefoni dei due addetti alla security e nelle conversazioni tra di loro questi confermano tutto. Alle loro perplessità si aggiungono quelle del dottor Stefano Spinelli, coordinatore da terra del team medico dell’ong Raimbow4Africa imbarcato sulla Iuventa. Che decide di inviare una mail alla Guardia costiera.

«Da ieri sera, anche se in modo incompleto e frammentario – scrive il 5 maggio –, stiamo ricevendo informazioni di una grave difficoltà di coordinamento tra il Comandante di Nave Iuventa e codesto MRCC. Al momento non possediamo elementi sufficienti per poter fare una valutazione definitiva dell’evento, ma abbiamo provveduto ad informare i vertici di Jugend Rettet ed il nostro team imbarcato che riteniamo che debbano essere seguite senza esitazione alcuna le direttive impartite dalla vostra Sala Operativa». «Nel ribadire la nostra totale e piena fiducia nei confronti di Guardia Costiera Italiana – conclude Spinelli – vi informiamo che se verranno ravvisati comportamenti non conformi ad una buona condotta delle operazioni di soccorso da parte dell’equipaggio della nave questo produrrà una immediata interruzione del rapporto di collaborazione tra Rainbow for Africa e Jugend Rettet ».

Era un altro campanello d’allarme che la procura ha raccolto e che ha portato al provvedimento di sequestro della Iuventa e all’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dal 19 maggio gli investigatori riescono anche a imbarcare un agente di copertura sulla motonave Vos Hestia. Costui è testimone di un nuovo episodio il 18 giugno, nel quale il personale della Iuventa recupera i tre barconi dal quale erano stati scaricati i migranti e poi li lascia a disposizione di alcuni barchini di trafficanti. E che di trafficanti si trattava è dimostrato dal fatto che il 26 giugno quello stesso barcone – contrassegnato dalle lettere rosse KK – è stato utilizzato per un nuovo viaggio.