Reggio Calabria, 6 ottobre 2013 - Francesco Gangemi, 79enne di Reggio Calabria, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria per un provvedimento di ordine di carcerazione di pene concorrenti emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Catania. Gangemi, giornalista dal 1983 nonché direttore del mensile Dibattito News con sede a Reggio Calabria, dovrà scontare una pena di 2 anni di reclusione per falsa testimonianza e diffamazione a mezzo stampa. La falsa testimonianza è per non aver voluto rivelare le proprie fonti fiduciarie sullo scandalo delle fioriere di inizio anni Novanta (tangenti per il verde pubblico), quando a Reggio Calabria fu arrestata l'intera giunta Licandro e Gangemi denunciò i traffici di soldi a Palazzo. Nel luglio '92 Gangemi, già di area politica democristiana, fu anche per 25 giorni sindaco della città prima dello scioglimento del Consiglio comunale. Il 79enne giornalista è stato associato al carcere di Reggio Calabria.
'DIFFAMAZIONE REITERATA' - Sono otto le sentenze, dal 2007 al 2012, emesse a suo carico nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, per il reato di diffamazione a mezzo stampa, nell'ambito dell'attività pubblicistica per il giornale Il Dibattito. Nell'ordinana di arresto è scritto che il 79enne giornalista ''ha omesso di presentare l'istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti''.
'INCOMPATIBILE CON LA DETENZIONE' - A dare la notizia dell'arresto di Francesco Gangemi, avvenuto ieri, è stato il figlio Maurizio che dirige il sito di informazione on line Il Reggino. In un articolo Maurizio Gangemi scrive, fra l'altro, che ''le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po'. Posso, per esempio, dire che per reati molto più gravi si rimane liberi (magari di reiterarli); posso, per esempio, dire che mio padre ha da poco compiuto 79 anni; posso, per esempio, elencare tante di quelle patologie gravi che affliggono mio padre da riempire cartelle cliniche di quasi tutte le specializzazioni mediche esistenti; posso, per esempio, dire che mio padre è stato riconosciuto invalido civile al 100%; posso, per esempio, dire che ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutto quello di cui soffre e con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo scrupolosamente preparato non dimenticando di appuntargli dosi ed orari. E' una vicenda grottesca quella che vede protagonista mio padre.E' così tanto grottesca che solo in Italia poteva verificarsi''.
LA REAZIONE FNSI - "E' allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere''. E' quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato giornalisti Calabria, Carlo Parisi. "Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi - affermano Siddi e Parisi - appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee piu' 'forti' hanno diritto di esistere. Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d'Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura''. ''Ci appelliamo al Parlamento perché voglia, con urgenza - sostengono ancora Siddi e Parisi - riformare la legge sulla diffamazione come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di questi dolorosi sconci. Alle cariche istituzionali dello Stato chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere".
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