Rimini, 6 agosto 2011 - E’ DIFFICILE pensare a San Patrignano senza un Muccioli al suo timone, ma dall’autunno prossimo questa potrebbe essere la realtà. La voce rimbalza da tempo in tutti gli ambienti vicini a Sanpa. Dalla Comunità non ci sono conferme né smentite, ma pare certo che Andrea Muccioli lascerà il timone a qualcun altro senza che l’attività della struttura subisca contraccolpi. Questa svolta rappresenta comunque la fine di un’epoca anche se la corazzata di San Patrignano continuerà il suo viaggio senza il suo secondo storico timoniere.
Dalla morte del fondatore, Vincenzo, avvenuta nel 1995, la più grande comunità terapeutica del mondo, che dalla sua nascita nel 1978 ha ospitato più di 20.000 ragazzi in fuga dalla droga e dall’alcol, è infatti nelle mani del figlio Andrea, 46 anni, due figli, tre lauree (giurisprudenza, sociologia e psicologia) e l’enorme responsabilità di dare guida e speranza ai 1.600 ospiti di quella irripetibile collina che da fuori sembra un paradiso terrestre. Eppure da qualche mese le voci che vogliono Andrea in procinto di lasciare l’incarico si rincorrono ai piedi di San Patrignano.
DAL CENTRO di Coriano non escono dichiarazioni ufficiali. Qui non è calciomercato, non ci sono allenatori che vanno e vengono: gli equilibri sono altri, quelli di ragazzi che hanno ancora i segni dei buchi sulle braccia, che hanno bisogno di certezze, serenità, speranza. Eppure anche da riserbo della collina di Coriano trapela che la scelta sarebbe seriamente valutata, ovviamente sofferta tanto quanto è ancora vivo il ricordo e il segno del padre Vincenzo. Si parla con insistenza anche di diversità di vedute con la famiglia Moratti, da più di 30 anni a fianco di tutte le iniziative di Sanpa e sulle strategie da adottare. Diversità che sarebbero comunque fisiologiche dopo un rapporto che va avanti dalla fine degli anni ’70, cementato dal calvario giudiziario del fondatore.
MA DIETRO potrebbe esserci soprattutto la fatica di un ruolo la cui complessità può essere solo immaginata e che non lascia spazio a nient’altro. L’amministrazione di una macchina che ogni anno fattura più di 30 milioni, l’organizzazione di eventi che sempre più spesso hanno un respiro internazionale, i ristoranti, la vendita diretta, i laboratori artigiani, gli allevamenti, la cantina vinicola che da sola basterebbe a guadagnarsi l’etichetta di imprenditore a tutto tondo. E poi la rappresentanza di quella realtà nel mondo: non c’è paese in cui Andrea Muccioli non abbia portato il messaggio del padre.
E PROPRIO a un ruolo di ambasciatore di San Patrignano, più svincolato da una incessante quotidianità di vertice, starebbe pensando l’attuale timoniere per far sì che il marchio dei Muccioli resti radicato a quella terra di fatica e di riscatto. E Andrea, quindi, in questo scenario non staccherebbe del tutto la spina. E in quel momento sarà la comunità stessa ad eleggere il successore in perfetta armonia. Avvenne nel 1995 dopo la sepoltura di Vincenzo. A quell’allora ragazzo centinaia di coetanei affidarono il loro futuro.
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