Parigi, 25 gen. (askanews) - C'era grande folla oggi davanti al Consiglio costituzionale francese, la più alta istanza della nazione, e il Consiglio ha risposto bocciando in larga parte il progetto di legge sull'immigrazione del governo francese. Ha cancellato diverse misure restrittive il cui inserimento era stato ottenuto dalla destra: oltre un terzo degli articoli, 32 dei quali sono stati giudicati privi di un sufficiente legame con il testo base. Fra questi, l'inasprimento dell'accesso alle prestazioni sociali per gli stranieri e al ricongiungimento familiare ma anche ai benefit sociali per gli stranieri, l'instaurazione di quote migratorie fissate dal Parlamento, la "cauzione" sul ritorno in patria per gli studenti stranieri. Il testo era stato approvato in Parlamento nel caos un mese fa, con i voti anche dell'opposizione di estrema destra di Marine Le Pen, cosa che aveva provocato grande imbarazzo al presidente Emmanuel Macron. Fra le altre cose imponeva ai non europei un periodo di residenza prefissato per accedere alle prestazioni sociali, come gli assegni di famiglia, cinque anni per chi non lavorava e trenta mesi per gli altri. Una misura criticata perché si avvicina alla "preferenza nazionale", slogan della destra. Fra le altre disposizioni bocciate dal Consiglio ce ne è una che dovrebbe interessare l'Italia: la nuova legge prevedeva che non ci fosse più lo ius soli per i figli di stranieri nati in Francia, che avrebbero dovuto manifestare il desiderio di diventare cittadini francesi fra i 16 e i 18 anni. Resta invece in vigore la legge del 1998, per cui diventano automaticamente cittadini a 18 anni e su richiesta già dai 16 o a certe condizioni dai 13 anni.
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