Chiara Valerio: sono una lettrice, ma non provate a incasellarmi
Mantova, 17 set. (askanews) - Chiara Valerio è una delle intelligenze della cultura italiana: mobile, scientifica, diretta. Dopo il successo di "Chi dice e chi tace", torna in libreria per Einaudi un suo romanzo del 2009, "La gioia piccola d'esser quasi salvi", che era anche sugli scafali della libreria di Festivaletteratura a Mantova.
"Credo che questo 'quasi salvi' al netto del verso di Amelia Rosselli da cui è preso - ha detto la scrittrice ad askanews - significa che si può galleggiare nonostante un sacco di ferite, nonostante un sacco di pesi, nonostante un sacco di zavorre e che la salvezza in fondo non è una cosa per sempre, ci si può salvare per un poco e poi di nuovo tornare a essere non salvati, quindi questo sì. Sono contenta che il libro sia stato ripubblicato adesso, dopo che 'Chi dice e chi tace' ha portato Scauri sulla bocca e nei pensieri di un sacco di persone".
Molti lettori portano anche molte attenzioni e le prese di posizione pubbliche di Chiara Valerio sono seguite quanto i suoi libri, da ammiratori e, ovviamente, detrattori. Ma se le chiediamo di dire chi si sente oggi come autrice e come persona, la risposta è da scienziata: "Io purtroppo - ci ha spiegato - di mio rifuggo alle definizioni: tutti quegli anni a studiare matematica pensando che le definizioni ti diano la possibilità di comprendere il mondo, invece ti danno la possibilità di definirlo, e dopo semplicemente questo: di segnare una cinematica, poi una volta che hai segnato i posti, le definizioni danno la possibilità di definirlo un po' tautologico, però non ti danno la possibilità di comprenderlo, ma in qualche modo di muoverti dentro. Poi la comprensione ha a che fare più con il corpo, con il movimento, con l'incontro con le altre persone. quindi io dalle definizioni sfuggirei sempre, però lettrice me lo tengo come definizione".
Lettrice, ecco, alla fine, per fortuna, si torna sempre lì, in quello che è uno spazio di libertà estrema, nel quale Chiara Valerio si muove fedele e anarcoide, come Cioran, anche verso se stessa. "L'idea di dover corrispondere a un tema - ha concluso - mi fa inquietudine. A me piace pensare e mi piace pensare di poter cambiare idea; mi piace pensare che non esista una posizione definitiva rispetto a una questione, ma che si possa continuare a discutere; mi piace pensare che ci sia qualcosa, svoltando l'angolo su una concezione per esempio su Virginia Woolf solidissima, che mi viene smentita. Ecco io in fondo cerco la smentita, cercando la smentita non posso godere diciamo delle posizioni di primazia percepita, mitomanica o attribuita che ho".
Le interviste a un certo punto finiscono, ed è giusto così. Però alle volte è davvero un peccato. (Leonardo Merlini)