Iacona, il mio Presadiretta come una serie

Dal 4 settembre su Rai3, dall'ambiente all'economia

Iacona, il mio Presadiretta come una serie
Iacona, il mio Presadiretta come una serie

"Quest'anno ragioniamo un po' come una serie. Ci sono due o tre filoni principali che vogliamo seguire e che tornano nelle varie puntate, non solo con i reportage girati con un certo anticipo, ma anche con gli ultimi aggiornamenti". Riccardo Iacona si appresta a tornare alla guida di Presadiretta, dal 4 settembre, alle 21.20 su Rai 3 per nove appuntamenti. Focus innanzitutto sull'ambiente con l'analisi delle conseguenze dell'aumento della temperatura e la sfida della messa in sicurezza del territorio; poi l'emigrazione, anche questa dovuta in parte alle condizioni climatiche estreme in cui vivono alcune popolazioni, come emerge da un reportage dalla Tunisia; e ancora l'economia, con l'inflazione e la guerra in Ucraina che continua a provocare vittime e a produrre effetti sui portafogli degli occidentali. Nella prima puntata un viaggio nei territori colpiti dall'alluvione emiliano-romagnola, dalla montagna alla pianura. Per capire non solo cosa è accaduto e perché, ma anche cosa bisogna fare per difendere i nostri fragili territori. "La novità di quest'anno sono gli aggiornamenti dei reportage - spiega Iacona all'ANSA -. Lo faremo anche per la prima puntata: c'è la partita dei soldi che è ancora da giocare. Sulle montagne ci sono state centinaia di frane e i sindaci hanno solo realizzato i lavori urgenti, perché per le opere più importanti mancano i fondi e il timore è che con l'arrivo dell'inverno arrivino altre frane". "Stiamo lavorando - prosegue Iacona - sul tema della tiepidezza del contrasto al cambiamento climatico. C'è chi contrasta quello che definiscono estremismo green, vogliamo capire qual è la ratio di queste affermazioni. Li chiamano negazionisti, ma queste posizioni hanno una ragion d'essere anche politica in vista delle elezioni europee". Una puntata è dedicata anche al conflitto in Ucraina. "Sono tornato in quel Paese in guerra e l'ho trovato ancora più provato: il Pil che non c'è più, i posti di lavoro persi - racconta -. Un paese totalmente sostenuto dai soldi dell'Occidente".