Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia

L’allarme di Assoedilizia: il vero problema per noi è la mancanza di fiducia

L’Europa si pone obiettivi ambiziosi ma difficili da raggiungere nei tempi prefissati». È sicuro Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia, storica associazione milanese della proprietà edilizia. Per Clerici gli obiettivi al 2050 in materia di ambiente, energia e clima, seppur importanti, «comportano forzature che rischiano di mettere in crisi l’intero sistema». L’obiettivo dunque «non è realistico. Dovremmo ristrutturare un numero elevato di edifici in un tempo molto ridotto guardando al primo step, cioè quello del 2030».

Il presidente si è soffermato anche sulla tipologia degli edifici italiani: «Abbiamo immobili storici e monumentali, il nostro patrimonio rappresenta peculiarità che altrove non ci sono. La politica europea, in questo caso è più teorica che pratica. Bisogna catapultarsi nella realtà».

Per fare ciò, ha sottolineato Clerici, «serve sicurezza. Chi investe vuole certezze. Il mercato ha bisogno di fiducia. Se c’è la fiducia allora ci sono gli investimenti dei privati e quindi non servirebbero misure come il 110% – ha ribadito -. A regolare i mercati non ci sono solo algoritmi ma anche la componente psicologica dell’investitore. Consuma chi si sente con le spalle coperte. I valori immobiliari devono mantenersi. Se le persone temono che gli immobili possano perdere valore o addirittura non essere più vendibili allora diminuiscono i consumi». Un trend di cui soffre anche Milano: «Se ha problemi Milano che è sicuramente in una situazione molto più avanzata rispetto al resto del Paese possiamo solo immaginare ciò che accade nelle altre regioni. A Milano c’è una vitalità economica che favorisce queste dinamiche». Il Pnrr e il Superbonus «non potranno diventare sistema. Si dovrà coinvolgere i privati. A mio giudizio – ha concluso Clerici -. La spinta che arriva dalla burocrazia è eccessiva. La programmazione non va fatta a tavolino ma nel concreto. Altrimenti si cade negli slogan. I programmi non devono diventare proclami. Ci vuole riflessione e aderenza alla realtà. Così si lavora e si guarda al futuro».