Bruno Finzi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Milano

Gli ingegneri tra Superbonus e Pnrr: «Meglio rifare le strutture obsolete per evitare inutili sprechi»

Bruno Finzi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Milano, il Superbonus e i fondi del Pnrr rappresentano una grande opportunità…
«Tenendo presente che qui in Lombardia e in particolare a Milano abbiamo il 60% del costruito che risale al secondo dopoguerra, e dunque, fatto con materiali poveri e di scarso riguardo nei confronti dell’ambiente poiché non si era a conoscenza delle prestazioni energetiche, c’è tanto lavoro da fare per recuperare. Come Ordine degli Ingegneri vediamo gli aiuti dello Stato in modo molto positivo ma dovremmo darci delle priorità».

Ad esempio?
«È inutile cambiare la carrozzeria o l’impianto di aerazione di un’automobile se il motore è vecchio e dà sempre più problemi fino un giorno arrivare a non partire più. Bisogna lavorare prima sulla parte strutturale, mettere mano sul motore della macchina. Abbiamo, come accennato prima, edifici che hanno molti anni, bisogna lavorare innanzitutto sulla parte strutturale, garantire sicurezza e continuità nel tempo anche con il Sisma bonus e poi fare il resto».

Il rischio è quello di buttare via soldi…
«Esatto, che utilità avrebbe posare i pannelli fotovoltaici su un tetto che dopo due anni dev’essere cambiato completamente perché le travi, ad esempio, sono arrivate alla fine del ciclo di vita? È uno spreco di risorse, è questo che ci preoccupa».

Cosa bisognerebbe fare?
«Dobbiamo consumare meno e non sprecare, è vero, ma dobbiamo anche risanare le strutture e applicare un adeguamento sismico. C’è stata un’azione correttiva del Governo ma non è stata abbastanza efficace. Per l’efficientamento energetico e la cura delle facciate negli anni scorsi si sono spesi miliardi di euro ma per quanto riguarda il Sisma bonus, con gli interventi sulle strutture che mettono al sicuro le persone, sono stati investititi solo decine di milioni di euro. C’è molta differenza».

Riusciremo a rispettare gli ambiziosi piani dell’Unione Europa?
«I condomini complicano un po’ le cose».

In che senso?
«Abbiamo tutti sperimentato che cosa sono le assemblee condominiali. C’è sempre qualcuno che la pensa in maniera diversa o dice continuamente di no. Andare avanti di questo passo rallenta molto».

Che ambizioni e prospettive ha il mondo dell’edilizia in Lombardia?
«L’ambizione più grossa per noi ingegneri è la declinazione della parola rigenerazione urbana, riferita al concetto di effettiva rigenerazione e dunque demolizione e ricostruzione. La Regione e i comuni stanno andando verso questa direzione. È l’unica medicina rispetto al costruito del secondo dopoguerra».

Il suo ragionamento riguarda anche l’edilizia popolare…
«A Milano si è iniziato. Si stanno svuotando case popolari spostando gli inquilini in altre abitazioni per demolire e ricostruire i palazzi. La scommessa è questa: non continuare a rattoppare il costruito».