Roma, 13 dicembre 2010 - Un occhio elettronico scruterà le viscere del Vesuvio grazie a un fascio di particelle subatomiche di origine spaziale, svelando le strutture più nascoste e invisibili del vulcano. Lo speciale telescopio, scrive 'Il Mattino', si chiama ‘Mu-Ray’ e a mettere a punto questa nuova tecnica, finora collaudata solo su pochi vulcani di piccole dimensioni in Giappone e nelle Antille Francesi, è stato un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e dell’Osservatorio vesuviano dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, con i quali hanno collaborato anche ricercatori della Federico II e di altri sezioni dell’Infn. Dopo il Vesuvio verrà posto sotto osservazione anche lo Stromboli.

L’occhio elettronico permetterà di vedere la struttura interna degli edifici vulcanici, quelli cioè che emergono dal suolo sfruttando le caratteristiche di una particolarissima sub-particella, il muone, che è in grado di attraversare porzioni consistenti di roccia. Si tratta, continua il quotidiano, di una vera e propria tac muonica.

Queste particelle sono una sorta di elettroni ‘pesanti' che hanno origine dall’interazione dei raggi cosmici con gli strati più elevati dell’atmosfera terrestre. Proprio in virtù del loro peso, cioè della loro massa, sono in grado di penetrare strati di roccia dello spessore di 1-2 chilometri.

Si tratta di una caratteristica davvero singolare perchè permette di studiare con una certa approssimazione le strutture geologiche profonde come per esempio in questo caso i vulcani oppure altri tipi di montagne e persone aree archeologiche. Si utilizzano i fotomoltiplicatori di silicio, uno strumento molto innovativo che l’Infn ha sviluppato assieme al laboratorio di microsensori di Fbk-Irst a Trento. Si tratta di un notevole avanzamento dal punto di vista della precisione e del contenimento dei costi.