{{IMG_SX}}Cape Canaveral, 23 ottobre 2007- E' decollata dalla base di Cape Canaveral la navetta spaziale americana Discovery, alle 17.38 ora italiana come previsto. Pochi minuti prima, la Nasa aveva annunciato che non vi erano più ostacoli alla partenza dello shuttle, che ha a bordo sette astrounati fra cui l'italiano Paolo Nespoli.

 

Gesti e saluti di rito per i sette membri dell'equipaggio del Discovery.  Prima di entrare nello shuttle, l'astronauta italiano Paolo Nespoli ha appoggiato le labbra sulla mano in un bacio e poi ha appoggiato la mano sulla bandiera italiana che ha sulla spalla. Come gli altri astronauti, Nespoli aveva con se' un foglietto. Sul suo ha scritto: ''guardate avanti e puntate sempre piu' in alto, le stelle non sono cosi' lontane''. E sul retro, ''un saluto a tutta l'Italia''. Poi si e' voltato ed e' entrato nella navetta.

 

Prima del lancio, i tecnici della Nasa hanno ispezionato lo shuttle per verificare una chiazza di ghiaccio formatasi sul booster della navicella, tanto che è stato segnalato "un allarme rosso". Il pezzo di ghiaccio misura circa 10 centimetri per 4, e si è formato su una conduttura che trasporta idrogeno liquido freddissimo dal serbatoio esterno del carburante al motore propulsore principale dello shuttle.

 

L'equipaggio della missione Sts-120/Esperia, è composto dal comandante Pamela Melroy, dal pilota George Zamka, dagli specialisti Paolo Nespoli, Scott Parazynski, Douglas Whellok, Stephanie Wilson e dall'ingegnere Daniel Tani, che rimarrà nella stazione spaziale internazionale. I sette astronauti si sono svegliati all'una e trenta del mattino, ora della Florida, poi hanno fatto una ricca colazione notturna a base di uova strapazzate, bacon, salsicce e toast. Solo Nespoli si è tenuto leggero: per lui una tazza di cereali.

 

CHI E' PAOLO NESPOLI

L'astronauta italiano, ora in orbita con lo shuttle, ha rischiato di fare l’antennista a vita. Aveva 17 anni, Paolo Nespoli. E non c’era pomeriggio che non spaventasse a morte la mamma Maria, con quella sua mania di arrampicarsi sui tetti per mettere a posto i ricevitori. «Lo faceva insieme al fratello - racconta una cugina -, e ogni volta alla mamma veniva un colpo. Gli gridava: Paolo, vieni giù, vieni giù».

 

In mente, però, Nespoli aveva già lo spazio. «L’idea mi venne guardando i primi uomini che saltellavano sulla Luna. Ma, ovviamente, cominciai a pensarci seriamente qualche anno dopo». Nespoli continua a raccontarsi «normale», ma non c’è (quasi) nulla di normale nelle sue scelte. Finito il liceo, entra nella Folgore. E poco dopo si ritrova Incursore nel Col Moschin. «Tutti dicevano che quello era il posto peggiore dove fare il militare, ma io mi ci sono trovato benissimo», allarga le braccia.


Tanto che nel 1984 è volontario a Beirut, in missione di pace. È lì che il sergente Nespoli conosce Oriana Fallaci: è il generale Franco Angioni a dargli il compito di accompagnare la giornalista tra le macerie di una città martoriata. Nasce un sentimento più forte di un’amicizia. «Sì, è vero, ho avuto una relazione con lei, ma bisogna capire bene cosa si intende per relazione. Comunque, fu Oriana a farmi la domanda: "Ma tu cosa vuoi fare da grande? Vuoi davvero restare nell’esercito?". Le parlai dello spazio, e lei mi incoraggiò».

 

Nespoli, che ispirò l’Angelo di Insciallah, si dimette e va a studiare in America. Ingegnere, con un master scienze astronautiche a New York. Poi l’ingresso nell’agenzia spaziale italiana. «Me la sono presa un po’ comoda - scherza -, ho 50 anni, sono il più vecchio di quelli che stanno per andare lassù. Eppure, sono per tutti il pivellino. Quando nel simulatore facevamo qualcosa di sbagliato, loro davano sempre la colpa a me».