Giovedì 24 Aprile 2025
Giancarlo Ricci
Tech

Therabot, l’IA che fa lo psicologo: risultati clinici sorprendenti per il primo chatbot terapeutico

Superato il primo trial clinico, Therabot mostra benefici concreti su depressione, ansia e disturbi alimentari: ecco come funziona e cosa aspettarsi

Nel mondo della salute mentale, l’accesso alle cure è spesso un ostacolo: pochi specialisti, costi elevati, lunghe liste d’attesa e difficoltà logistiche rendono la terapia psicologica un miraggio per milioni di persone. In questo scenario, l’intelligenza artificiale si propone come alleata rivoluzionaria grazie a Therabot, il primo chatbot terapeutico basato su IA generativa che ha appena superato un vero trial clinico, dimostrando risultati comparabili a quelli di uno psicologo umano.

Cos’è Therabot e come funziona

Therabot è un’app per smartphone sviluppata dai ricercatori del Dartmouth College. Si tratta di un chatbot, cioè un software in grado di dialogare in linguaggio naturale, progettato per fornire supporto psicologico secondo le migliori pratiche della psicoterapia e della terapia cognitivo-comportamentale. Gli utenti possono interagire con Therabot in qualsiasi momento: rispondendo a domande sui propri stati d’animo o avviando conversazioni nei momenti di bisogno, proprio come farebbero con un terapeuta.

Il sistema è stato addestrato su linee guida cliniche validate e supervisionato da un team di esperti umani, che hanno monitorato le risposte per assicurarsi che fossero sempre appropriate e utili. Se un utente manifesta pensieri a rischio, come idee suicidarie, Therabot suggerisce immediatamente di contattare il 911 o una hotline di emergenza con un semplice clic.

Il trial clinico: numeri, metodo e risultati

Lo studio, pubblicato sulla nuova sezione dedicata all’IA del New England Journal of Medicine, è il primo trial clinico randomizzato su un chatbot terapeutico. Ha coinvolto 210 persone: 106 con diagnosi di depressione maggiore, ansia generalizzata o disturbi alimentari, e 104 nel gruppo di controllo (stesse diagnosi, ma senza accesso all’app). Circa il 75% dei partecipanti non era già in terapia farmacologica o psicologica.

Ogni utente ha interagito con Therabot per una media di sei ore totali, equivalenti a circa otto sessioni di terapia tradizionale, nell’arco di quattro settimane. Successivamente, i ricercatori hanno valutato i progressi tramite questionari standardizzati.

Gli utenti di Therabot, tutti precedentemente diagnosticati con un disturbo mentale, hanno registrato miglioramenti significativi nei sintomi dopo otto settimane
Gli utenti di Therabot, tutti precedentemente diagnosticati con un disturbo mentale, hanno registrato miglioramenti significativi nei sintomi dopo otto settimane

Tutti i risultati sono stati superiori alle soglie considerate clinicamente significative e nettamente migliori rispetto al gruppo di controllo.

Un’alleanza terapeutica “virtuale”

Uno degli aspetti più sorprendenti emersi dallo studio è che i partecipanti hanno riferito un livello di “alleanza terapeutica” – cioè di fiducia e collaborazione – simile a quello che si riscontra con terapeuti in carne e ossa. Gli utenti non solo hanno risposto alle domande di Therabot, ma spesso hanno iniziato spontaneamente le conversazioni, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà, come la notte.

Limiti e prospettive: l’IA non sostituisce lo psicologo umano

Gli autori dello studio sottolineano che, nonostante i risultati promettenti, la supervisione umana resta fondamentale. L’IA, per quanto avanzata, non è ancora pronta per gestire in autonomia casi complessi o ad alto rischio. Il rischio principale è che i pazienti possano confidarsi con l’IA su temi delicati e ricevere risposte non sempre adeguate. Per questo motivo, lo sviluppo di questi sistemi deve seguire rigorosi standard di sicurezza ed etica, con il coinvolgimento attivo di professionisti della salute mentale.

Come spiega Michael Heinz, primo autore della ricerca:

“Nessun agente generativo è pronto per operare completamente da solo nella salute mentale, dove può incontrare una vasta gamma di scenari ad alto rischio”

Un futuro di collaborazione tra IA e terapeuti

Therabot non vuole sostituire lo psicologo umano, ma offrire un supporto complementare, accessibile a chi non può permettersi o trovare un terapeuta. In un mondo dove meno del 50% di chi soffre di disturbi mentali riceve una terapia adeguata, strumenti come Therabot possono rappresentare una svolta, abbattendo barriere economiche, geografiche e sociali.

La domanda finale resta aperta: basterà un chatbot a colmare il bisogno di relazione e cura che solo un essere umano può dare? Per ora, la scienza dice che, almeno per alcune persone, la risposta è sorprendentemente positiva.