
Giovanni Zappavigna, Executive Director di Capco
Evoluzione tecnologica o cambio di paradigma? E' l'interrogativo di banche e istituti finanziari che ruota inevitabilmente attorno alla digitalizzazione, con l’intelligenza artificiale pronta a riscrivere le regole della banca. Una trasformazione senza precedenti, che per questo trova già una sua risposta: non si tratta solo di evoluzione tecnologica, ma di un cambio di paradigma che sta ridisegnando il rapporto tra istituti e clienti, la gestione dei dati e le strategie decisionali.
Ed è sempre più urgente cambiare approccio, da subito: secondo uno studio di IBM Institute for Business Value, nel 2024 solo l'8% delle banche ha implementato l'intelligenza artificiale in modo sistematico, mentre il 78% ha adottato un approccio tattico. Entro il 2025, però, si prevede un'inversione di tendenza, con un aumento significativo nell'adozione strategica dell'AI, trasformando radicalmente il settore bancario: l'88% delle banche italiane avrà implementato una strategia per l'AI generativa, con il 38% che ha già avviato operativamente tali iniziative, dimostrando un impegno concreto verso l'innovazione tecnologica.
"Siamo di fronte a una nuova discontinuità tecnologica”, ci spiega Giovanni Zappavigna, Executive Director di Capco, multinazionale della consulenza specializzata nei financial services. “L'adozione dell'AI non è più una scelta, ma una necessità per rimanere competitivi e rispondere alle esigenze di clienti sempre più digitali, offrendo servizi più personalizzati e accessibili, ma richiede anche una solida governance per affrontare le sfide etiche e normative emergenti”. Secondo Zappavigna, non si può più parlare di una distinzione netta tra banche tradizionali e digitali. Il settore si sta dirigendo verso un modello ibrido e fluido, alimentato da tre grandi driver: innovazione tecnologica, pressione normativa e cambiamento demografico.
“Il cliente oggi è un nativo digitale, non si adatta più alla banca: è la banca che deve adattarsi a lui". L’adozione dell’AI consente proprio di ripensare questo adattamento: di personalizzare l’esperienza bancaria, rendendola più tempestiva, predittiva e vicina ai bisogni reali del cliente. “Questo può essere fatto con strumenti che permettono alle banche di migliorare l’efficienza operativa e offrono servizi più vicini alle esigenze quotidiane, dall’acquisto di un’assicurazione con un click, alla gestione del portafoglio, fino ai servizi su blockchain”, sottolinea.
Ma l’intelligenza artificiale apre anche nuove sfide, soprattutto sul fronte della privacy, della sicurezza e dell’etica. "L’AI è efficace se alimentata da grandi moli di dati sensibili. Questo impone alle banche una profonda riflessione su protezione, governance e compliance, soprattutto in relazione alle nuove regolamentazioni europee”.
E sul fronte etico? “Le decisioni automatizzate devono essere trasparenti e imparziali. È compito delle banche e dei regolatori garantire che l’uso dell’AI non porti a discriminazioni o bias". Nonostante i benefici, l’adozione dell'AI porta con sé nuove sfide, nel campo della privacy e della sicurezza, a partire dalla gestione dei dati sensibili. “L’AI è efficace se alimentata con informazioni di qualità relative ai propri clienti e alle loro abitudini che siano eticamente raccolte e gestite”, afferma Zappavigna. “Questo crea la necessità di un forte impegno per garantire che le tecnologie siano sicure e conformi alle normative, soprattutto alla luce delle nuove regolamentazioni europee”.
Conformità e riduzione del rischio, di fatto, sono tra i temi alla base dell’AI Act europeo che impone alle banche di monitorare continuamente i sistemi di intelligenza artificiale e di ridurre i rischi legati all’uso dei dati. "Le banche devono costruire modelli trasparenti e tracciabili. È fondamentale che la tecnologia sia affiancata da competenze regolamentari e specialistiche: solo così si può garantire che le soluzioni adottate siano non solo efficaci, ma anche sicure, inclusive e conformi alle normative”, continua. Il monitoraggio continuo, secondo l’esperto, è essenziale per evitare discriminazioni o bias nei processi decisionali automatizzati.
L’adeguamento normativo, però, non è lo stesso per le realtà di dimensioni diverse dalle grandi banche, che dispongono di risorse e strutture interne in grado di affrontare la complessità dell’AI Act. Così, è per gli istituti più piccoli che la sfida si fa più impegnativa. “Non tutte le banche hanno lo stesso grado di maturità organizzativa. Per alcuni operatori, l’adozione dell’AI e il rispetto delle normative richiedono supporto esterno, competenze specializzate e soluzioni pronte all’uso” continua Zappavigna. Ed è qui che la consulenza diventa un alleato strategico per colmare i gap, fornendo strumenti concreti e casi d’uso già testati. La chiave sarà creare percorsi scalabili, che permettano anche agli attori più piccoli di innovare, verso una trasformazione responsabile, senza perdere la bussola della compliance. In questo scenario Capco, che oggi lavora a stretto contatto con i principali istituti europei, ha creato un Innovation Lab per testare soluzioni già operative. “Non vendiamo sogni futuristici. Il nostro approccio è pragmatico: identifichiamo problemi concreti e proponiamo soluzioni AI che funzionano, già in produzione” sottolinea.
Verso quale futuro dovrà muoversi, allora, la finanza? “Tra qui e il 2027, vedremo l’introduzione sempre più ampia di servizi basati su blockchain e moneta digitale che sono già in fase di sperimentazione e che avranno una ricaduta molto pratica sulla vita delle persone. L’euro digitale non è solo una versione elettronica della moneta, ma una nuova infrastruttura tecnologica che consentirà nuove tipologie di servizi. La sfida per le banche è garantire che queste innovazioni siano implementate in modo sicuro, etico e inclusivo, senza lasciare indietro nessuno, indipendentemente dalle dimensioni dell'istituto”, conclude Zappavigna.