Zico fa 70, portò il sogno scudetto in periferia

Nel calcio magico degli anni ’80 il re del talento scelse Udine segnando un’epoca: non vinse il titolo ma entrò comunque nella storia

di Paolo Franci

Zico: il più grande giocatore della storia del calcio brasiliano. Ok, d’accordo, il più grande giocatore brasiliano a non aver vinto un Mondiale. Sì, così va meglio. Oggi, il Galinho de Ouro, il galletto d’oro, compie 70 anni. Zico la rivoluzione l’ha fatta davvero scegliendo l’Udinese di Lamberto Mazza, numero uno della Zanussi, colosso dell’epoca nel settore elettrodomestici. E, soprattutto, il secondo gruppo industriale d’Italia con 30 mila dipendenti e holding con 30 satelliti, tra cui l’Udinese. Poteva andare alla Roma, ma il Flamengo si impuntò. Poteva andare al Milan, ma la trattiativa finì con Gianni Rivera dimenticato nella sala d’attesa della sede del Flamengo. Alla fine Zico andò in Friuli e la storia merita di essere raccontata.

Quell’Udinese sognava di giocarsela con la Roma di Viola e Falcao, la superJuve di Boniperti e Platini, il Napoli di Ferlaino che sta per portare Maradona in Italia. Era una buona squadra, quella. Aveva portato Edinho in Italia, c’erano Franco Causio, il talento di Massimo Mauro e i gol di Pietro Paolo Virdis, uno di quei bomber per il quali, oggli, il ct Mancini farebbe qualsiasi cosa. Nella primavera del 1983, ha raccontato Stefano Mazza, erede di Lamberto, al Messaggero Veneto, il club stava trattando Leo Junior, un altro grandissimo che poi finirà a Pescara mentre in Italia si tentavano approcci importanti: Roberto Mancini con la Samp e Bruno Giordano con la Lazio. Nomi che danno l’idea di quanto quell’Udinese volesse vincere. A Villa Ottoboni, il cuore della Zanussi, c’è Lamberto Giuliodori, ristoratore che ebbe un ruolo decisivo nell’ingaggio di Edinho, che ha rapporti seri in Brasile. Dalla portineria passano una chiamata proprio per lui che parla, attacca, e ride: "Era Zico, mi ha detto che qui viene volentieri, possiamo trattare".

Per prendere il Pelè Bianco c’è però la fila, come fare la differenza? Con il Mino Raiola dell’epoca, quel Juan Figer che ha già portato Falcao alla Roma. E’ lui l’uomo della provvidenza. La trattativa dura mesi, poi l’ostacolo più grande: nelle casse friulane ci sono 4 miliardi, per prendere Zico ce ne vogliono sei. E la Figc in assenza di garanzie adeguate, non dà il via libera all’acquisto.

Il regista italiano dell’operazione è Franco Dal Cin, un Fellini del mercato, un manager illuminato che per primo aveva capito il peso delle sponsorizzazioni. Chiude accordi con diverse multinazionali: Adidas, Diadora, Agfa, Coca Cola vendendogli l’immagine del Pelè Bianco, mentre l’Udinese fonda una società fittizia (si scoprirà che la sede era una chiesa sconsacrata...) per dare garanzie alla Figc. Intanto è bufera su Mazza. Luciano Lama, l’allora segretario Cgil tuona: "Zanussi vuole licenziare 4500 dipendenti e paga un calciatore 6 miliardi, intollerabile".

Zico sbarca in Italia l’8 giugno 1983, ma il pallido presidente Figc dell’epoca, Federico Sordillo, spaventato da certe operazioni di mercato - Zico e Cerezo alla Roma su tutte - blocca quelle precedenti il 13 giugno e dispone accertamenti. Il 2 luglio il coup de theatre: la Figc considera nulli quegli affari non avendo individuato le giuste garanzie. Apriti cielo: A Udine è la rivoluzione con manifestazioni in piazza e striscioni tipo: "O Zico o Austria". Nel frattempo. in una classica commedia all’italiana, salta fuori un documento che dice come Cerezo sia stato comprato dalla Roma prima del 13 giugno e cioè l’8. Ma guarda un po’. E l’Udinese? Quei documenti che non erano sufficienti a dare garanzie, gli stessi, a fine luglio improvvisamente diventano buoni... E da lì iniziano i due anni più belli della storia dell’Udinese, con il Galinho de Ouro a rendere il calcio italiano quello che, ahinoi, oggi non è più.