Zhang si tiene l’Inter, ma vuole tagli e cessioni

Suning congela ogni trattativa di vendita e cerca un prestito. Intanto da oggi via ai colloqui singoli coi giocatori per chiedere dei sacrifici

Migration

di Giulio Mola

Dopo aver rinunciato lo scorso febbraio ad un’offerta di poco inferiore agli 800 milioni di euro che il fondo americano Bc Partners aveva presentato per le quote di maggioranza dell’Inter, il gruppo Suning nei giorni scorsi ha fatto sapere alla dirigenza nerazzurra di aver “congelato“ ogni trattativa per la cessione del club. "Non vendiamo", il messaggio che Zhang Jindong ha fatto arrivare in Italia tramite il figlio Steven Zhang. Il quale però si trova ora fra lemani una patata bollentissima, perché tocca proprio al giovane presidente il compito più difficile: dopo i selfie, lo champagne e la festa per lo scudetto vinto, bisogna rimettere a posto i conti (i 300 milioni arrivati fra il 2016 e il 2019 da “sponsor regionali” cinesi, pari al 27% dei ricavi, non bastano più). E la proprietà (come annunciato domenica dall’ad Marotta) chiederà importanti sacrifici allo spogliatoio.

Da oggi, infatti, cominciano gli incontri individuali fra Zhang e la dirigenza da una parte e i calciatori dall’altra, soprattutto con quelli che hanno i contratti più lunghi. A loro (e non ai dipendenti, ai quali non è arrivata alcun tipo di comunicazione) il numero uno nerazzurro chiederà di rinunciare ad un paio di mensilità, a causa del momento drammatico comune a tutti i top club mondiali. Per Zhang arrivare a un accordo per mettere in sicurezza il bilancio è fondamentale, perciò si proverà a responsabilizzare i giocatori, che sono liberi peròdi rifiutare ( nello spogliatoio hanno cominciato a parlarne fra di loro non senza legittimi mugugni). Lo stesso Conte preferisce non esprimersi e aspetta il confronto con la proprietà prima di esternare le proprie intenzioni.

Del resto che l’Inter stia attraversando gravi problemi finanziari non è un mistero, come a più riprese hanno confermato Conte, lo stesso Marotta, il bomber Lautaro Martinez e di recente persino il vicepresidente Javier Zanetti. Prova ne è il fatto che Suning ha fatto mancare per un lungo periodo i fondi necessari per pagare stipendi e rate nei confronti degli altri club. La proprietà cinese ha tempo fino a luglio per saldare gli arretrati e iscriversi al prossimo campionato: gli emolumenti di marzo e aprile (oltre a novembre-dicembre 2020) arriveranno entro fine maggio (circa 60 milioni) ma da settimane il colosso di Nanchino sta cercando un finanziatore tramite la banca d’affari americana Goldman Sachs, qualcuno che subentri al socio di minoranza Lion Rock. Poco realistico, però, trovare un fondo disponibile ad entrare con una quota del 31%: più probabile ottenere un prestito di circa 270 milioni (si tratta con Bain Capital Credit e Oaktree) con un tasso del 9%, dando in pegno i crediti dei futuri diritti televisivi o addirittura il pacchetto di maggioranza del club.

A sentire Zhang e Marotta, il costo del lavoro è diventato insostenibile in tempo di pandemia, arrivando pesare circa 220 milioni a stagione (in realtà le spese per i giocatori sono più che raddoppiate da quando è arrivato Suning: da 124 a 310 milioni all’anno): di qui l’idea di tagliare il 15% e ridurlo di 30 milioni. Per poi “svecchiare“ la rosa, puntare sui giovani e sui “big“ (non tutti). Il mercato sarebbe ridimensionato, con operazioni “oculate“ e possibili partenze eccellenti: primi indiziati Vidal e Sanchez, che insieme costano 27 milioni a stagione, ma pure Brozovic, De Vrij e Perisic non sono “incedibili“.