Giovedì 18 Aprile 2024

Vuelta 2019, pagelle tappa 20. Pogacar, c'è aria di fenomeno

Al terzo successo di tappa, lo sloveno, ventun anni sabato prossimo, conquista maglia dei giovani e podio. Quintana e Lopez, non c'è gloria per la Colombia

Tadej Pogacar (Lapresse)

Tadej Pogacar (Lapresse)

Plataforma de Gredos, 14 settembre 2019 - Per la terza volta alla Vuelta di quest'anno Tadej Pogacar, trionfa al traguardo. Lo sloveno della Uae Emirates vince la tappa 20, la Arenas de San Pedro-Plataforma de Gredos, di 190,4 chilometri, in 5 ore 16'40" davanti allo spagnolo Alejandro Valverde, Team Movistar. Festeggia anche Primoz Roglic che conserva la maglia rossa in vista dell'ultima tappa, la passerella di Madrid in programma domani. Lo sloveno della Jumbo-Visma ha ceduto solo una manciata di secondi nella insidiosa tappa di montagna di oggi guidando la classifica generale con 80 ore 18'54'', alle sue spalle, staccato di 02'33'' Valverde, terzo Pogacar a +02'55''. 

Vuelta, ultima tappa. Orario tv

Le pagelle di Angelo Costa  

10 e lode a Pogacar

Con quasi 40 chilometri di fuga solitaria sistema tutti i conti della Vuelta: si prende la terza vittoria personale, come le altre in un tappone, conquista la maglia di miglior giovane e guadagna definitivamente il terzo posto, sfiorando anche il secondo. Finisce il primo grande giro sul podio, sabato compirà ventun anni: nessun dubbio, anche qui tira aria di fenomeno.

9 a Roglic

L’ultima occasione per i suoi avversari è un viaggio senza troppe preoccupazioni per uno che è bravo a fare in proprio, ma anche a lasciare che gli altri facciano per lui: quando il connazionale Pogacar gli decolla sotto il naso, sa che ad evitargli rischi saranno i diretti interessati al podio e così si accoda. Primo sloveno a entrare in un albo d’oro che conta: oltre che prevedibile, è anche il verdetto più giusto.

7 a Valverde

Non fosse per un’azione sulla penultima salita, interrotta subito nonostante nessuno degli altri big provi a braccarlo, l’iridato fa esattamente ciò che ci si aspetta: blinda il secondo posto. Con qualche brivido regalatogli dall’assalto di Pogacar, ma anche con la sicurezza di chi, a 39 anni, si dimostra ancora da corsa: non solo il penultimo giorno, ma per tre settimane intere.

6 a Majka

Come Mollema, in questa Vuelta assente, è uno dei pochi che fa coincidere il voto con il piazzamento finale. Come il collega olandese, è uno di quelli che preferisce risparmiare le energie tenendo le ruote dei migliori piuttosto che rischiare di rimetterci tutto con un assalto. Fino all’ultimo resta in scia dei primi due in classifica: se sia uno dei più costanti o semplicemente un ciclista monocorde, lo decida lo spettatore.

5 a Quintana

Nel momento in cui Pogacar se ne va senza voltarsi, il colombiano capisce tutto: per quanto mostri ancora segnali di vivacità, sa di non averne abbastanza per evitare di rimetterci il podio. Conclude la tappa perdendo anche le ruote di Valverde e Roglic, secondo un copione diventato abituale nei tapponi: quando il gioco si fa duro, il buon Nairo si scopre improvvisamente molle.

3 a Lopez

Due volte prova a decollare sulla penultima salita, senza mai riuscire a scavare un divario fra sé e gli altri, due volte il compagno Fuglsang gli spalanca il terreno sull’ultima salita, senza che il colombiano abbia la forza di accennare allo scatto. Vede svanire la maglia bianca e i sogni di riconquistare il podio: in una Vuelta non proprio amica dei colombiani, il titolo di delusione maggiore non glielo toglie nessuno.