Giovedì 18 Aprile 2024

Vlahovic dice 33, la Juve rimane nel sogno

Dusan segna dopo mezzo minuto e batte il record di Sivori: poi la solita gara difensiva e il Villarreal con Parejo riapre tutto verso il ritorno

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di Paolo Grilli

Vlahovic dice 33 (per alcuni addirittura 32), e dice benissimo. I secondi di partita che gli sono serviti per far capire perché la Juve l’abbia voluto (quasi) a tutti i costi hanno racchiuso il meglio della nuova Signora di Allegri: l’attenzione (di Danilo l’intercetto con assist), il pressing, e poi tutta la feroce qualità di Dusan. Zittito all’istante l’Estadio De La Ceramica, per altro sempre molto educato, e muti anche i detrattori della prima ora del serbo, colpevole di aver steccato nel derby.

Vlahovic l’ariete fa strada a nuovi e dimenticati sogni per i bianconeri. Con il Villarreal è stato tutt’altro che facile, complice un evidente calo generale nella ripresa: se la doppia sfida era aperta nei pronostici della vigilia, ora lo è ancora di più dopo l’1-1. A Torino il 16 marzo un ritorno di fuoco. Perché poi il gol di Dusan in trasferta, pur preziosissimo, moralmente vale doppio ma tecnicamente non più.

Il Sottomarino Giallo di Emery ha portato tanti pericoli facendosi notare il meno possibile. Una volta in vantaggio, De Ligt & C. hanno chiuso parzialmente il gas, esponendosi alle incursioni degli attaccanti atipici degli spagnoli. Lo Celso (palo) e Danjuma (respinta d’istinto di Szczesny) sono stati grattacapi di classe A.

Senza Dybala, la Juve ha dovuto puntellarsi in un 4-4-2 dai pochi fronzoli. Chiaro l’approccio dettato da Max prima e dopo il vantaggio: acquattarsi e mordere, verticalizzando il più possibile verso DV7 con la convinzione che qualcosa di interessante sarebbe accaduto. Una Juve ieri alla Conte, quasi, il Conte dell’Inter. Con anche una mediana dal giusto dinamismo: Locatelli ne è stato il faro, McKennie il grimaldello per scompaginare le file spagnole. Doveroso sottolineare che le assenze in difesa non hanno minato la solidità complessiva, quella che era mancata clamorosamente agli ottavi di Champions delle ultime due edizioni. Parejo, autore dell’1-1 nella ripresa, era il meno atteso nell’area bianconera che ha pagato carissima l’unica disattenzione.

Non passerà alla storia per l’intensità, la partita di ieri sera. A lungo è sembrato che i timori reciproci annebbiassero un po’ le idee. Nell’Europa dei grandi c’è chi viaggia molto più veloce. Ma anche i sogni si costruiscono e realizzano mattone dopo mattone, e non v’è dubbio che la Juve vista in terra di Spagna fosse di un livello più alto rispetto a quella che capitolò contro Lione e Porto da presunta favorita.

Solo un eminente esperto di anime potrebbe spiegare perché la Juve d’Europa riesca a interpretare ogni attimo della gara, laddove quella da campionato abbia un’innata predisposizione a rovinare quanto ha costruito.

A ben vedere, lampo di Vlahovic a parte, il vero grande limite della Signora vista ieri è stato l’attacco, oltre alla capacità di chiudere le partite a doppia mandata. Proprio ora si ripalesa il problema del gol che fatica ad arrivare. Serve anche Dybala, eccomevedere,

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