Yeman Crippa: "Vivere per strada mi ha insegnato a vincere"

L'azzurro dopo l’oro europeo nei 10.000 metri: "L’infanzia in Etiopia prima di essere adottato ha forgiato il mio carattere"

La gioia di Yeman Crippa all'arrivo dei 10.000 metri (Ansa)

La gioia di Yeman Crippa all'arrivo dei 10.000 metri (Ansa)

Yeman Crippa, come è stato svegliarsi da re d’Europa dei 10.000 metri?

"Bello, il risveglio più bello di sempre. Mi sentivo la stessa persona di prima, ma con una medaglia d’oro".

Il primo pensiero all’arrivo?

"Che ce l’ho fatta a vincere la mia prima medaglia".

Lei dice che questo è un punto di partenza: l’arrivo qual è?

"Questo è il momento più alto della mia carriera finora, ma non voglio che poi ci sia un calo. Sicuramente vorrei che il punto d’arrivo fosse un oro di un altro valore ai mondiali o alle olimpiadi, poi anno per anno i sogni possono cambiare".

Avrà ricevuto tanti messaggi. Quale l’ha stlupito?

"Ancora non lo so, ho visto una marea di notifiche ma ancora non sono riusciti a guardarli. Non ho avuto il tempo, lo farò quando ci sarà calma".

Papà Roberto era con lei a Monaco. Ci racconta la sua famiglia? Nove fratelli adottati da una coppia che fu premiata anche da Mattarella, per questo.

"La mia storia non è un mistero, mi hanno adottato quando ero bambino ed ero stato lasciato in un orfanotrofio in Etiopia. Siamo stati a Milano, poi sono cresciuto in Trentino. Mio papà mi segue sempre nelle gare, mia madre Luisa doveva lavorare e non è venuta fisicamente, ma ci siamo sentiti con una videochiamata domenica prima della gara".

Che lavoro fanno?

"Entrambi assistono due persone come tutori".

Lei ha detto che essere cresciuto per strada è la sua forza.

"Diciamo che ho passato la mia infanzia in Etiopia, ero piccolo e mi dovevo arrangiare. La mia storia mi ha aiutato a ottenere quello che desidero, a capire fin da piccolo che dovevo lottare".

E’ vero che parla amarico? Quanto Etiopia sente dentro?

"So dire qualche parola, capisco quello che dicono gli amici, ma faccio fatica a parlarlo. Ho sangue etiope, sento molto la presenza del paese dove sono nato, dentro di me".

Su Instagram ha scritto: siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Mai stato vittima di episodi razzisti?

"Mai. Ho sempre voluto bene e me ne hanno sempre voluto".

Questa è la nazionale che ha il maggior numero di figli di immigrati. L’impressione però è che a voi non interessi tanto, questo ’record’.

"Infatti noi non ne parliamo mai, ci troviamo tutti bene in gruppo, facciamo tutti la stessa fatica e non guardiamo l’origine"

Ha imitato Jacobs all’arrivo.

"Lui e Tamberi, ma anche Stano, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso della fiducia, ci hanno fatto capire che se ce l’avevano fatta loro, potevamo provarci anche noi. E abbiamo raddoppiato le medaglie rispetto all’ultimo europeo".

Mai rimpianto di aver lasciato il calcio?

"No, sapevo che il mio futuro poteva essere diverso nell’atletica, è stata la scelta giusta".

E’ vero che in futuro vuole fare la maratona?

"Ci penso, senza lasciare i diecimila, un domani mi farebbe molto piacere provarla".