Giovedì 25 Aprile 2024

Vettel difende i box: "Troppe gare in F1" Come Klopp, una star schierata per i diritti

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di Leo Turrini

Che cosa hanno in comune Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool, e Seb Vettel, quattro volte campione del mondo di Formula Uno?

Di sicuro, il passaporto tedesco. Ma la similitudine non si ferma qui, come dimostra la perentoria presa di posizione di entrambi a proposito di argomenti che toccano, nell’intimo, la sensibilità e la consapevolezza delle persone comuni.

L’ex ferrarista Vettel è molto attento alla problematica dei diritti civili. La scorsa estate, non per caso, il campione del volante si è presentato sulla griglia di partenza del Gran Premio di Ungheria indossando una tuta arcobaleno. Intendeva protestare contro le leggi omofobe varate dal governo di Budapest. Un gesto coraggioso, rimasto senza imitazioni nei box.

Adesso, il driver della Aston Martin ha trovato un alleato su un’altra questione che promette di turbare i sonni tranquilli dei benpensanti.

L’annuncio dell’acquisto del Newcastle, gloriosa squadra del campionato inglese di calcio, da parte di un fondo di investimento legato alla famiglia che governa l’Arabia Saudita, ha suscitato la garbata ma fermissima reazione da parte di Klopp. Il tecnico del Liverpool non l’ha mandata a dire. Ha cioè manifestato pubblicamente la sua contrarietà ad una operazione finanziaria che non dedica la benché minima attenzione a quella che è la assoluta mancanza di rispetto dei diritti umani nel regno dei petrodollari. La potenza economica tutto giustifica?, si è chiesto il mister di Salah e di Allison. Oppure è venuto il momento di rendere credibile il legame tra sport e vita reale?

Vettel si è allineato con la posizione del connazionale. Quando è stato confermato l’ingresso della Arabia Saudita sulla mappa del mondiale di Formula Uno, Seb è stato l’unico tra i piloti ad interrogarsi sulla compatibilità tra le emozioni della velocità e l’attenzione per la tutela dei diritti umani.

Non solo. L’ex pilota della Ferrari ha anche esteso le sue osservazioni critiche a un calendario della Formula Uno medesima che ormai riduce all’osso i tempi di riposo e di recupero non per chi guida alle monoposto, ma per i meccanici che debbono lavorare sulle vetture.

In breve e senza ipocrisie. Vettel e Klopp hanno ragione.