Vale ha imparato ad insegnare

Leo Turrini

C’era una volta Valentino Rossi. Per anni, accompagnandolo sul viale dell’inevitabile tramonto agonistico, un po’ tutti ci siamo preparati alla frase di partenza. C’era una volta Valentino Rossi, come c’erano una volta Fausto Coppi, Nino Benvenuti, Pietro Mennea, Alberto Tomba…

Ebbene, per nostra fortuna Vale c’è ancora. Non più in sella ad una motocicletta, per carità. È invecchiato pure lui, il Peter Pan di Tavullia.

Ma è felicemente curiosa, nonché vagamente istruttiva, la cronaca attuale del Mondiale su due ruote. Spesso i protagonisti vincenti sono allievi della Accademia creata dal signor Rossi. Vale (termine giusto al posto giusto, eh) per il campione in carica Bagnaia, così come per il nuovo arrivato sul gradino più alto del podio, il romagnolo Bezzecchi.

Lascio a chi se ne intende il giudizio sulle prospettive di carriera dei diretti interessati, fermo restando che più sapranno imporsi e meno sarà avvertito a livello mediatico il carisma del Maestro che hanno avuto la fortuna di incontrare sulla loro strada. Ognuno ha diritto alla storia sua, ci mancherebbe.

Interessante è invece una riflessione che può adattarsi a realtà distinte e distanti, non soltanto collegate alla dimensione dello sport.

Segue all’interno