Giovedì 25 Aprile 2024

Un gol da Theo, il Milan vede lo scudetto

Hernandez segna il 2-0 come Weah al Verona: il suggello a un campionato strepitoso. Ma l’Inter rimanda il verdetto all’ultima giornata

di Giulio Mola

Ad un passo dal traguardo. Il Milan fa il suo dovere nella festosa bolgia di San Siro (73mila spettatori, sfondato il muro del milione di presenze stagionali), batte l’Atalanta (2-0) con un micidiale uno-due di Leao e Theo Hernandez nella ripresa e grazie alla quinta vittoria di fila “ipoteca” il diciannovesimo scudetto. Domenica a Reggio Emilia contro il Sassuolo basterà un pari per cucirsi il tricolore.

Il popolo rossonero e tutta la squadra (rimasta negli spogliatoi di San Siro fino al termine del primo tempo del match dell’Inter a Cagliari) avrebbero voluto anticipare i festeggiamenti già ieri sera, ci hanno creduto sugli spalti e in campo, fino all’ultimo hanno sperato in qualche buona notizia proveniente dalla Sardegna. Ma la sensazione è che a questo punto solo un imprevedibile “suicidio” di massa potrebbe cambiare un finale di campionato che sembra già scritto. Ora più che mai il Diavolo è padrone del proprio destino.

La partita di ieri è l’ennesima dimostrazione di come la squadra di Pioli sia in grado di reagire anche nei momenti più complicati, perché per tutto il primo tempo il Milan è stato imbavagliato e reso inoffensivo da una scorbutica e Atalanta a caccia di punti per l’Europa, ma frenato pure dal “braccino” e dalla tensione. Poche idee e tanti passaggi sbagliati, ritmi bassi e zero tiri in porta. Solo inutili lanci lunghi e qualche protesta di Giroud dopo un’energica spinta di Djimsiti (forse in area, forse fuori), azione che Orsato neppure ha voluto rivedere al Var. Al contrario la Dea, pur giocando d’attesa, ha provato con improvvise ripartenze a spaventare i rossoneri.

La partita si stappa nella ripresa, quando i rossoneri tornano in campo ben più decisi e coraggiosi. Soprattutto sulla fascia sinistra, quella delle meraviglie. Decidono l’undicesima rete stagionale di Leao (11’, ben innescato da Messias, appena entrato, anche se l’Atalanta ha protestato per un precedente contatto Kalulu-Pessina) e un fantastico gol di Hernandez (30’) che produce un coast-to-coast vincente da videogioco. Ma la svolta l’aveva data ancora una volta Pioli con un paio di felici intuizioni (Rebic per Giroud e Messias per Saelemaekers). L’Atalanta ha provato a reagire, sfiorando il gol col nuovo entrato Zapata (sempre attento Maignan), ma pure il MIlan più volte è andato vicino al 3-0. Al triplice fischio tutti i rossoneri sotto la curva per ballare sulle note di “Freed from desire”, anche Kessie (all’ultima partita a San Siro) finalmente applaudito dai suoi tifosi. Tornano a casa delusi i 4mila supporter bergamaschi. Per Gasperini rabbia e polemiche (alcune decisioni arbitrali non gli sono andate giù), ma pure una riflessione che si basa sui numeri: l’Atalanta da dicembre non ha mai battuto una delle prime dieci della classifiche, un limite che ora sta mettendo a rischio l’Europa.