Venerdì 19 Aprile 2024

Un Giro tutto contro il tempo fino a Roma

La corsa rosa partirà dall’Abruzzo il 6 maggio, arrivo nella capitale: tanti chilometri a cronometro per ’chiamare’ Evenepoel e Roglic

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di Angelo Costa

A sentir gli organizzatori, è tutto grande: la partenza, la presentazione, inevitabilmente anche l’attesa. Ma per esser davvero tale, il Giro d’Italia deve poter contare su interpreti di alto rango, spesso latitanti da queste parti: per un Bernal capace di vincere da convalescente prima di fracassarsi ancora ci sono stati anche i Geoghegan Hart e gli Hindley, dispersi subito dopo aver firmato l’albo d’oro.

Così, di fronte al percorso del 2023, svelato ufficialmente a Milano, si ripropone l’interrogativo, quello sì davvero grande: quali campioni vedremo al via dall’Abruzzo il prossimo 6 maggio?

Con Pogacar, Vingegaard e pure Van Aert, Van der Poel e Alaphilippe proiettati verso il Tour, l’auspicio è riuscire a catturare almeno l’ultimo fenomeno rimasto: Remco Evenepoel, fresco di maglia iridata. Al Giro il prodigioso belga si è manifestato l’anno scorso, al debutto nelle grandi corse a tappe e ancora segnato dal volo nel burrone al Lombardia: non era insomma quello che un mese fa si è preso la Vuelta da padrone. In alternativa, se non in aggiunta, ci sarebbe Primoz Roglic, l’ex saltatore con gli sci sloveno che alterna podi importanti a incidenti gravi: terzo sulle strade rosa tre anni fa, da allora ha sempre preferito la Spagna per rimediare alle delusioni del Tour.

Per tentarli, si è disegnato un Giro che all’abituale scorpacciata di montagne abbina 70 chilometri a cronometro, quasi il triplo dell’ultima edizione: l’ideale per chi, come quei due, va forte dappertutto. Di tappe contro il tempo ce ne sono tre: la prima di 19 chilometri in apertura sul lungomare d’Abruzzo, la seconda di 33 a metà viaggio in Romagna tra Savignano del Rubicone e Cesena, la terza di 19 il penultimo giorno in Friuli, sulle cattive pendenze di monte Lussari, prima di volare a Roma per la passerella finale. Difficile parlare di corsa equilibrata: per mettere in freezer il Giro, a gente come Evenepoel e Roglic potrebbe bastarne mezzo.

Tre crono, ma pure sei arrivi in salita, quattro tappe trappola per attaccanti e otto che sulla carta si offrono ai velocisti: davanti al menu servito dal 6 al 28 maggio Vincenzo Nibali, per la prima volta nei panni da ex, parla di un Giro "simile ai due che ho vinto io". Dice anche che la popolarissima terza settimana "ha un trittico finale da paura", perché propone tapponi massacranti come Bondone, Zoldo Alto e le Tre Cime di Lavaredo dopo quattro passi dolomitici più la cronoscalata di Lussari: tutto vero, ammesso che ci si arrivi con i giochi ancora aperti.