Giovedì 18 Aprile 2024

"Un colpo pazzo e ho conquistato la Francia"

Migliozzi racconta come ha vinto l’Open: "Alla fine ho tirato con la consapevolezza di farcela: merito anche della mia fidanzata Martina"

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Andrea Ronchi

Un trofeo pesantissimo, quanto il valore della vittoria che Guido Migliozzi ha ottenuto domenica nell’Open de France, torneo che da oltre 100 anni segna la storia del Tour europeo. Un successo dalla portata non ancora metabolizzata che permette a Migliozzi di partire dalla pole position nella corsa alla Ryder Cup 2023. "La strada è ancora lunga ma certamente i punti accumulati sono importanti" ci ha detto dall’aeroporto in partenza per la Scozia, dove sarà impegnato da giovedì.

Ha ricevuto molte congratulazioni?

"Sì, da parte di tantissimi professionisti e tifosi ma anche da capitan Luke Donald".

La stagione non eran iniziata nel migliore dei modi per lei che, dopo i due titoli conquistati del 2019, non aveva trovato più acuti.

"L’inizio è stato difficile da metabolizzare perché, nonostante il grande lavoro, i risultati non arrivavano. Non mi sono abbattuto continuando sulla strada che avevo intrapreso per tornare ad alti livelli. Ed ora eccomi qua". Una vittoria inaspettata ma un successo meritato al termine di una weekend magico. Non partiva con i favori del pronostico, neppure domenica mattina quando aveva 5 colpi di ritardo nei confronti di Rasmus Hojgaard.

Come sono state vissute le ultime 18 buche con ben nove birdie e nessun errore?

"Mi sono sentito totalmente a mio agio con una grande consapevolezza nei miei mezzi".

Lo abbiamo visto all’ultima buca quando ha tirato a una bandiera nascosta nell’angolo del green circondato dall’acqua... "È stato un colpo un po’ pazzo ma l’ho giocato con la convinzione di poterlo fare con successo. Ho voluto rischiare ed è andata bene".

Il rischio fa parte del carattere di questo ragazzo classe 1997 che sin da bambino era inarrestabile. Sempre alla ricerca del movimento e dell’adrenalina tra parcours, sci, skate, calcio e break dance.

Poi il golf, uno sport così lontano dall’apparente naturale vocazione. Come ci è arrivato?

"Sin da tre anni mio padre mi portava al circolo e ho iniziato a giocare naturalmente sognando di diventare un campione. Praticavo tanti sport sino a quando, a 12 anni, con i miei genitori abbiamo deciso di dedicarci a uno solamente".

Come mai proprio il golf?

"Sono sempre stato competitivo e alla ricerca di avversari all’altezza in tutti gli sport. Quello che mi ha colpito del golf è che il confronto è con se stessi. Ci sono anche gli altri giocatori, ma per progredire devi migliorare torneo dopo torneo superando le tue paure e insicurezze". La sicurezza è un fattore importante in questa disciplina che ha nell’aspetto mentale una componente importante. Marta, la fidanzata, in questo gioca un ruolo centrale...

"Sicuramente. Ci conosciamo da sempre perché eravamo vicini di casa e da bambini giocavamo a nascondino. Un giorno ci siamo guardati negli occhi ed è scattata una scintilla. Da allora siamo insieme. Lei mi conosce come nessun altro e mi dà calma e fiducia".

Due ragazzi che parlano la stessa lingua, compreso il dialetto veneto, che amano divertirsi e godersi la vita tra nove buche e uno spritz in compagnia, anche se nel weekend i brindisi sono stati con lo Champagne.