Giovedì 18 Aprile 2024

Un Alieno con la racchetta

Giuseppe Tassi

Roger Federer chiude con il tennis ed entra nella galleria degli Immortali dello sport. Non solo per le 310 settimane da numero uno del mondo, i 20 Slam e 103 tornei vinti. Roger è stato l’essenza più alta del tennis, la racchetta di Dio, il più vicino alla perfezione stilistica vagheggiata da chi ha inventato questo sport. Se il suo grande e indomabile rivale, Nadal, è sinonimo di lotta e foga agonistica, se Djokovic ha lo spirito mistico del maratoneta, Federer condensa in sé l’eleganza, la perfezione del gesto tecnico, la capacità di danzare con la leggerezza di Nureiev in ogni zona del campo. Senza sudore, senza fatica apparente, senza il logorio nervoso che consuma i suoi rivali. Un fantastico Alieno con la racchetta.

Una moglie devota, una famiglia che lo ha seguito ovunque, la ferrea mentalità di uno svizzero, fiero del suo cantone, lo hanno aiutato nel suo percorso di gloria. La cura del fisico e i rari infortuni subiti in carriera gli hanno consentito di allungare la vita sportiva fino a 41 anni. Ma neppure lui, il Divino, è sfuggito al suo viale del tramonto. Fallito il nono successo a Wimbledon nel 2019, dopo un’epica battaglia con Djokovic, ha sentito improvvisamente il peso degli anni e il suo corpo ha cominciato a lanciargli segnali indubitabili.

Oggi Roger si ferma (chiuderà con la Laver Cup) ma come succede ai grandi dello sport entra nella categoria dei miti. Con la sua faccia pulita, il magnifico rovescio a una mano che gli apre la strada della rete per una volee’ che dura da qui all’eternità.