Giovedì 18 Aprile 2024

Ulissi sette bellezze, scatta l’ora di Nibali

Giro, zampata del toscano ad Agrigento e Sagan battuto allo sprint. Oggi si sale sull’Etna dove lo Squalo potrebbe azzannare la corsa

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di Angelo Costa

Giro matematico: lo sprint in leggera salita con vista sui templi di Agrigento non poteva che stuzzicare Diego Ulissi, uno che sui traguardi da scattisti dice spesso la sua. Detto, fatto: settima vittoria di tappa per il toscano sulle strade rosa, resistendo all’assalto di sua eccellenza Sagan, missione compiuta in un’edizione in cui la sua squadra non ha grandi punte per fare gol in classifica. Non bastasse, secondo centro targato Italia in due giorni, dopo quello di Pippo Ganna che resta in rosa senza troppi affanni: sarà anche povero di talenti in questo momento, intanto il nostro ciclismo se la gode.

Per godersela di più in questo Giro, c’è subito un’altra occasione: il primo vero arrivo in quota, oggi sull’Etna. Tappa breve, ma salita finale lunga (19 chilometri), che si arrampica da un versante inedito, almeno per il Giro, e con pendenze di rispetto. C’è già la possibilità di controllare lo stato di salute di Geraint Thomas in montagna, dopo che il gallese nella crono ha fatto sapere di star benissimo. Tocca ovviamente a chi sta peggio, almeno in classifica: più di Simon Yates, che già sul vulcano ha dato spettacolo un paio di anni fa, la faccenda riguarda gli attardatissimi Fuglsang e Kruijswijk, oltre a Vincenzo Nibali, che nella sua terra ha un motivo in più per farsi notare.

"Conosco l’Etna in tutte le sue versioni, anche se mi sarebbe piaciuto venire a fare un ripasso del percorso: purtroppo l’emergenza Covid ce l’ha impedito. Lo so che un siculo in Sicilia non vince da oltre settant’anni, ma io resto concentrato su un bersaglio più importante…", raccontava nei giorni di vigilia lo Squalo, che chiude nei primi dieci la sua seconda fatica in questo Giro, quasi a voler fare un test in più ad una forma che sente crescere col passar dei giorni.

Ben altra sorte sta vivendo uno dei rivali, il suo amicone Fuglsang: a lui sta calando la squadra. Nei primi due giorni ha perso altrettanti aiutanti, i due più forti: dopo il colombiano Lopez, schiantatosi contro le transenne nella crono per colpa di un tombino, chiude il Giro anche Vlasov, talento russo che l’Astana avrebbe voluto tenere come carta di riserva in caso di difficoltà del leader designato. Problemi allo stomaco lo costringono a salire in ammiraglia fra le lacrime a metà tappa, ricordando a Fuglsang che la sfortuna, anche in ottobre, ci vede benissimo.

La fortuna se la costruisce da solo Diego Ulissi, 31 anni, al quarto centro in stagione: su uno strappo che gli sta come un vestito su misura, non sbaglia una mossa. Nell’ultimo chilometro e mezzo, il toscano prende le redini della corsa, chiede al fidato Conti di alzare la velocità, poi si mette all’opera in prima persona, tenendo d’occhio Honorè e il ritorno di Sagan prima di inchiodare entrambi con uno sprint di 150 metri. "Non so se sia il successo più bello, ma è importante vincere quando ci sono i migliori", racconta il toscano. "Mi aveva anticipato che ci avrebbe provato, questo era un arrivo per lui", svela il suo amicone Nibali: chissà se in cambio lo Squalo ha rivelato a Ulissi cosa ha in mente di fare oggi sull’Etna.