Giovedì 25 Aprile 2024

"Tutto iniziò andando in cerca di conchiglie"

Mamma Gioia e papà Loris raccontano Thomas: "Tanti chilometri per arrivare qui: ora avanti con la Ford del ’94 e niente macchinoni"

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dall’inviato Paolo Grilli

Mamma Gioia riordina la casa aspettando finalmente il suo ragazzo, neo campione e recordman mondiale. "So che tornerà stanco, poi deve subito ripartire per il collegiale di Tenerife – dice –. E’ sempre sotto pressione, dopo le vittorie gli ho solo mandato messaggi con enormi cuori rossi". Non ci sono minuti da perdere per uno come lui, che si è preso la gloria lottando sempre sui centesimi, fino ad attirarsi ora l’appellativo di nuovo fenomeno azzurro del nuoto.

Bisognerebbe citofonare qui, a casa Ceccon, per capire che non sempre ha ragione chi parla di un’Italia che non ce la fa, o peggio, che neanche ci prova.

La forza di Thomas, 21 anni, due ori e un bronzo ai campionati iridati di Budapest, è sotto gli occhi di tutti. Così il suo talento smisurato nel planare sull’acqua. Ma è vedendo la sua famiglia che si può scrutare oltre lo scintillio delle medaglie: per poi comprendere che una finale mondiale è solo l’ultima tappa di un cammino infinito, e che il nuoto è in realtà uno sport di squadra. Sì, oltre a quella di Gioia – ex pattinatrice di livello e costantemente al fianco del figlio campione da cinque anni, da quando si allena nel centro federale di Verona – c’è anche tutta la fatica di papà Loris a sorreggere il peso di una carriera decollata che bracciata dopo bracciata. Fisico statuario forgiato da calcio e pentathlon, il padre del dorsista più veloce del pianeta impersonifica tutta la solidità che serve per non sprofondare mentre si costruisce qualcosa che punta al cielo. Per realizzare il “progetto“, come lo chiama lui, sono serviti straordinari su straordinari al lavoro come infermiere, e chilometri a palate in macchina.

"Thomas ha preso il suo agonismo dalla madre, ma l’acquaticità viene da me", dice scherzando, ma nemmeno troppo. "Tutto è cominciato per gioco, al mare, immergendoci e prendendo conchiglie sul fondale quando era molto piccolo. Lui e suo fratello Efrem, di due anni più grande, erano davvero inseparabili, crescere insieme è stato fondamentale". Non è stato affatto lineare il percorso del talento veneto verso il top mondiale, dal giorno in cui per la prima volta si tuffò in una vasca a quattro anni. Quando si capì che aveva numeri, si rese necessaria una vasca da 50 metri per gli allenamenti e non solo quella da 25 in cui aveva iniziato a Schio. Di qui il passaggio alla Leosport di Creazzo dopo il rifiuto subito da un’altra piscina: "Abitate troppo lontano, non durerete". Per sette anni i genitori si sobbarcarono 60 chilometri al giorno per sei volte la settimana. "E’ in questa piscina che è nato il sodalizio col tecnico Alberto Burlina che tutt’ora lo segue a Verona – dice Loris – e con Anna Vallarsa. Lui è per Thomas come un padre, c’è un aspetto emotivo che viene sottovalutato ed è evidente che nostro figlio con questo allenatore è cresciuto sotto tutti i punti di vista. Anna è altrettanto fondamentale come preparatrice, si può dire che sia stata per lui come una mental coach. Thomas è molto forte di testa, i suoi risultati e la sua costanza vengono tutti da lì. E la sua duttilità in vasca viene anche dal grande lavoro extra fatto per il potenziamento e la coordinazione. Lo yoga è stato fondamentale".

La grande platea televisiva che ha assistito agli exploit di Ceccon è rimasta sorpresa dalla freddezza del campione a trionfo acquisito. "Sì, noi stessi gli abbiamo insegnato a non esultare in maniera smodata – ammette Loris –. Credo che non si debba mai perdere l’umiltà". "Mi ha stupito quando ha alzato il dito al cielo – dice la mamma – cosa che non aveva mai fatto. La sua calma è anche la nostra, abbiamo festeggiato, ma in modo tranquillo". Importante non andare mai sopra le righe, come magari hanno fatto quei vecchi compagni di nazionale quando Thomas fece le sue prime apparizioni in azzurro e fu vittima di nonnismo.

Nel salotto di casa c’è la mountain bike che il campione inforca per raggiungere la piscina e sciropparsi poi dozzine di chilometri in acqua. "Ma usa anche una vecchia Ford del ’94 – precisa il padre –. Ecco, non vorremmo mai vedere nostro figlio su un macchinone. Mai fare gli sbruffoni. Meglio avere come obiettivo quello di prendere casa qui a Verona, dopo essere stati per anni in affitto. Questa città si è rivelata l’ideale per lui, nonostante le scelte difficili che ha comportato. Ci siamo trovati ora a raccogliere quello che abbiamo seminato, pensando a migliorarci tutti giorno dopo giorno, senza guardare troppo avanti e rispettando i singoli ruoli".

Mamma Gioia conferma che i baffetti portafortuna Thomas, in realtà, ora se li taglia. Di tatuaggi non ne ha ancora. "Parigi 2024 è dietro l’angolo ed è il suo sogno vincere ai Giochi – dice Loris – magari i cinque cerchi se li potrà anche tatuare, se arriverà una medaglia...".