di Gianmario Bonzi Da "tutti virologi" a "tutti esperti di sci alpino" è un attimo. Parrebbe. Anche se non è detto sia un male, visto quanto questo sport necessiterebbe di nuovo seguito. La forza di Sofia Goggia è proprio questa: smuove le masse, crea empatia con le gente, fa discutere, sognare e disperare, come capitato, in passato, solo ad Alberto Tomba. Ed è comunicativa in maniera fenomenale. A Cortina, dopo il successo tremolante, ma emozionante in discesa, aveva parlato di "vittoria più bella della mia vita, per un milione di cose, eccetto forse la sciata", un ossimoro geniale. Ieri ha tirato in ballo addirittura l’Altissimo, sui social: "Se questo è il piano di Dio per me, io altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo. E andare avanti, nel cammino. Grazie a tutti". Folla impazzita, alla prossima comunicazione, e #MolaMia hashtag ormai di moda per tutti. Godiamoci una campionessa così amata, senza dimenticare, ci sia concesso, che una caduta sugli sci è anche figlia di un errore, e non è solo sfortuna. Sfortuna è farsi sempre male, dopo. Purtroppo. Il toto-presenza olimpica già impazza: ci sarà, non ci sarà, quali gare farà? Dalle stanze segrete della FISI spunta solo un "15% di possibilità che la bergamasca possa essere davvero in gara ai Giochi", mentre altre voci parlano invece di una chance anche per il superG (previsto l’11 febbraio, la discesa è il 15). Una mano dal passato: il francese Pierre Vaultier vinse l’oro olimpico ai Giochi di Sochi 2014 nello snowboard cross due mesi dopo la rottura (completa) dei legamenti crociati anteriori in un ginocchio. Qui peraltro siamo al legamento lesionato, come Giovanna Trillini, che poi, grazie a un tutore, riuscì comunque a gareggiare e a vincere l’oro a Barcellona 1992, nel fioretto. Se il volo verso la ...
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