Tutti nipotini della Divina

Leo Turrini

Fede come Pietruzzo. Pellegrini e Mennea, simboli eterni di una certa idea dell’Italia. Migliore, io credo, dell’immagine che del Bel Paese continua a proiettare la presunta classe dirigente.

A giorni inizieranno a Roma i campionati europei di nuoto nella piscina del Foro italico. Ci sarà l’occasione, inevitabilmente, per celebrare un record forse destinato a crollare. Mi sto riferendo allo storico primato che Federica Pellegrini stabilì nel 2009, in quella vasca romana che attende tra breve le sue nipotine, le sue eredi. Sono passati 13 anni e il tempo mitico della sirenetta azzurra sui 200 stile libero (1’52”98) incredibilmente ancora resiste.

Ebbene, ci sono suggestioni che vanno molto aldilà del potere delle coincidenze. Federica Pellegrini, con i suoi risultati e con la sua longevità, ha contribuito a far crescere una generazione di campioni e campionesse. Basti dire che la adolescente Benedetta Pilato manco era nata quando la ondina veneta già salito sul podio olimpico ad Atene nel remoto 2004!

Per Mennea, eroe santo di un atletica leggera che ancora riusciva a suscitare patriottici entusiasmi, fu la stessa cosa. Cioè c’è stata un’Italia che si è specchiata, per lunghissimi 17 anni, nell’emozione di sapere che il detentore del record mondiale sui 200 metri era un italiano del sud, il giovanotto di Barletta.

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