Venerdì 19 Aprile 2024

Tour de France 2018, tappa 9. Le pagelle di Angelo Costa

Degenkolb corre la tappa come fosse la vera Rubè, difficile non tifare per Bardet e contro la sua sfortuna Tour de France 2018, oggi riposo. Domani si sale sulle Alpi

Tour de France 2018, Degenkolb vince la nona tappa (Afp)

Tour de France 2018, Degenkolb vince la nona tappa (Afp)

Roubaix, 15 luglio 2018 - Ecco le pagelle della temuta nona tappa del Tour de France,  la Citadelle d'Arras-Roubaix, di 156.5 chilometri, dei quali ben 21 e mezzo lungo il "mitico" pavè (divisi in 15 settori). John Degenkolb è tornato al successo dopo circa tre anni; Greg Van Avermaet è rimasto in maglia gialla per il settimo giorno consecutivo.

Tour de France 2018, oggi riposo. Domani si sale sulle Alpi

10 a Degenkolb. Ritrova la vittoria sulle strade più amate, quelle di pietra della campagna del Nord francese, dove si era imposto tre anni fa. Corre la tappa come fosse la vera Rubè, protetto bene dalla squadra, sempre nelle posizioni di testa per non incontrare rischi. E’ prontissimo quando Lampaert e Van Avermaet accendono la fuga giusta, non sbaglia lo sprint: lui per primo sa di non esser più quello che era prima dell’incidente in allenamento, ma stavolta gli assomiglia molto.

9 a Valverde e Quintana. Non stupisce lo spagnolo, praticamente perfetto: è sempre nelle posizioni che contano, spreca pochissime energie e non si trova mai nei paraggi dei pericoli. Sorprende il colombiano, che nel giorno meno adatto per lui si difende alla grande, correndo come un consumato esperto delle classiche del Nord. Funziona anche la gabbia protettiva che la squadra costruisce intorno a loro: adesso che comincia il Tour delle salite, possono solo migliorare.

8 a Bardet. Chiude a sette secondi dai big di classifica ed è la vera impresa di giornata: fra forature e cambi di bici, non passa quarto d’ora che non sia fermo a bordo strada. Alla fine se ne perde il conto: comincia sul primo tratto di pavè, chiude a cinque chilometri dall’arrivo ed è difficile non tifare per lui e soprattutto contro la sua sfortuna. Sapeva di doversi difendere, ma così è persino troppo: riuscirci tanto bene gli darà una spinta in più sulle salite.

7 a Nibali. Finisce in terra a 68 chilometri dall’arrivo per colpa di Uran, ma si riprende in fretta. Da lì in poi fa la corsa giusta, non abbandonando quasi mai la testa del gruppo. Non è certo il suo esercizio favorito sprintare per prendere davanti i tratti in pavè, ma riesce a fare bene pure quello. Conclude inevitabilmente con la lingua lunga, scortato da un ottimo Pozzovivo, ma ciò che conta è il morale: arrivare contento alle montagne è il sistema migliore per poter giocarsi il Tour.

s.v. Porte. Chissà se è la maledizione della nona tappa (cadde e si ritirò in questa frazione anche un anno fa): l’australiano finisce il Tour prima ancora di cominciarlo. Accreditato come primo rivale dell’ex compagno Froome, non può nemmeno prendersela con il pavè, perché cade dopo nemmeno dieci chilometri. Giornata nera, per lui e per la Bmc: Van Avermaet non riesce a vincere la tappa, l’altro leader Van Garderen va in terra e arriva staccatissimo.

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