Giovedì 25 Aprile 2024

"Torniamo a giocare coi ragazzi nelle piazze"

Lucchetta è uno dei ’Campioni per amico’ che avvicinano i più piccoli allo sport, insieme con Panatta, Graziani e Castrogiovanni

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di Doriano Rabotti

Ci sono quattro campioni, migliaia di bambini, e c’è la voglia di mettersi alle spalle due anni difficili. E’ importante soprattutto per i ragazzi, la ripartenza di ’Banca Generali Un Campione per Amico’, l’evento che porta nelle piazze (prossima tappa il 7 giugno a Sanremo), a contatto con i piccoli sportivi, assi come Adriano Panatta, Ciccio Graziani, Martin Castrogiovanni. E Andrea Lucchetta, che da sempre affianca al lavoro di sportivo e commentatore televisivo quello di ’evangelizzatore’ dello sport tutto, non solo del suo volley.

Lucchetta, dopo l’isolamento per la pandemia ha trovato cambiamenti nei bambini?

"Sul piano emotivo sicuramente questi due anni hanno lasciato il segno, ma i ragazzi ci mettono poco a riaprirsi. Eventi come il nostro permettono di divertirsi nelle piazze, di ritrovare quella solidarietà e solarità che mancavano per forza da un po’. C’è voglia di liberarsi dalle mascherine, e di condividere nuovamente il momento del gioco. La creazione dello smart coach in fondo risponde proprio a un’esigenza precisa".

Quale?

"Quella di mettere la giusta empatia, qui non si tratta solo di insegnare bene un fondamentale o un gesto tecnico. Questa rassegna è l’unica, ormai partecipo da 15 anni, a carattere multisportivo. Se c’è l’empatia, i ragazzi rispondono".

È vero che i ragazzi di oggi, che non possono più crescere per la strada come facevamo noi, non sanno più fare neanche una capriola?

"E’ una cosa che stavamo notando anche prima del Covid, a volte fa paura anche vedere una palla che si avvicina. Non è certo colpa dei ragazzi, i tempi sono cambiati e non possono avere le stesse libertà che avevamo noi. Per questo quando li portiamo nelle piazze si divertono tantissimo, basta aspettare che si sciolgano un po’".

’Un campione per amico’ è una frase quasi paradossale, perché il campione è talmente bravo che sembra irraggiungibile.

"Anche se non gioco da tempo, i ragazzi conoscono la mia voce per lo Spike Team e i commenti alle partite sulla Rai, poi quando arrivano da noi i maestri hanno già spiegato chi siamo. Ma la distanza viene subito colmata, a patto di rispettare due criteri".

Che sarebbero?

"Il primo è che devono giocare tutti. Il secondo è che un campione sa fare meglio certi gesti tecnici, ma è il fuoriclasse ad essere inarrivabile. Il campione può essere sentito come vicino".

Lei ha figli, come si è posto il problema con loro?

"Senza mai presentarmi come un fenomeno, ma dando loro il bagaglio che avevo imparato nelle mie esperienze, per esempio attraverso uno sguardo diverso. Li ho portati a vedere altri sport e li ho indirizzati a guardare certi dettagli nel comportamento degli atleti, dalle routine di riscaldamento al modo in cui facevano gli esercizi tecnici".

Se lei fosse il ministro dello sport, che cosa farebbe per prima cosa?

"L’ho detto a Valentina Vezzali, di recente con Sport e Salute abbiamo portato 1.800 ragazzi all’Olimpico: cambierei subito l’approccio all’insegnamento dell’attività motoria nelle prime tre classi delle primarie, e andrei anche nelle materne. La cosa fondamentale da creare è l’empatia ludica, è un punto sul quale le figure che saranno inserite nelle elementari, come ha giustamente voluto Valentina, dovranno essere formate".

Lucchetta, parliamo di volley. Abbiamo già fatto la rifondazione?

"Stiamo trovando nuovi equilibri dopo l’uscita di alcuni senatori, De Giorgi sa benissimo come gestirli. Intanto è tornata l’armonia nel gruppo".