Giovedì 18 Aprile 2024

Tete tre volte d’oro: "Roma è stata fantastica"

Martinenghi: "Entrare con quel boato del pubblico è indimenticabile. Montarsi la testa? Macchè, c’è chi mi tiene i piedi bene a terra"

di Gianmario Bonzi

Dalla pallacanestro al nuoto per stupire se stesso e il mondo delle piscine, crescere un passo alla volta, superare diverse difficoltà fisiche, costruirsi una dura scorza mentale fino ad arrivare a completare quasi il grande Slam nei 100 rana (titolo europeo&mondiale, bronzo olimpico), vincere tre ori a Roma 2022 e lanciarsi al meglio per il biennio che porterà a Parigi 2024, l’approdo ideale della carriera di Nicolò "Tete" Martinenghi, varesino di Azzate, 23 anni, il re della rana almeno in questo anno solare.

Nicolò, quanto le è rimasto impresso il boato del pubblico allo Stadio del Nuoto durante le sue imprese d’oro?

"Durante gli ultimi istanti non posso ricordarlo talmente ero immerso nella gara in uno stato quasi di nirvana, ma l’ingresso sul piano vasca con la gente che urlava, e poi ancora dopo, è una delle emozioni più forti che ho provato. Senti la pelle d’oca, tanto orgoglio e un pizzico di responsabilità in più per quello che stai facendo".

Era il favorito sui 100 senza Peaty e dopo l’oro Mondiale. Ma non è mai facile confermarsi, giusto?

"Sì, soprattutto quando vieni da un anno così lungo e stancante che mi ha portato grandi soddisfazioni, partendo dagli Europei in corta di novembre, dove ho vinto, passando per i Mondiali sempre in vasca da 25m a dicembre con due argenti fino a quelli in lunga a giugno a Budapest. Per forza di cose sono arrivato qui a Roma con tanta stanchezza fisica e mentale. Nonostante tutto sapevo di dover affrontare qualcuno più in forma e qualcuno meno pimpante. Ho saputo sfruttare l’occasione al meglio".

Peaty?

"Chiaramente lui deve pensare prima alla sua salute, sia mentale che fisica. Se ha fatto questa scelta di non presentarsi in Italia vuol dire che non era in forma sotto entrambi i punti di vista. Ovvio, da parte mia c’è del rammarico: gareggiare in casa con lui in vasca sarebbe stato molto diverso, sia per me che per il pubblico e magare pure per Adam. Non fa niente, sarà per la prossima volta".

Quanto le manca a volte quella parte di vita giovanile che inevitabilmente viene meno visti obblighi vari, orari, viaggi, allenamenti, alimentazione particolare ecc. ecc.?

"Manca, ma non troppo. Ho avuto la fortuna di essere cresciuto con delle amicizie anche esterne al nuoto e quindi sono rimasto sempre in contatto con l’altro mondo, mettiamola così. Situazione che mi ha sempre aiutato. Gli amici capiscono la bolla in cui vivo e la vita che faccio, i sacrifici non li vedo come tali, ma semplicemente parte del lavoro stesso di un atleta. Ogni tanto preferisco io stare a casa a riposarmi piuttosto che uscire a fare altre cose. Quando invece hai la possibilità di poterlo fare, te la godi ancor di più".

C’è il rischio di montarsi la testa?

"Non c’è pericolo. Ho la fortuna di avere tanta gente attorno a me che mi tiene con i piedi ben saldi a terra"

Lei ha iniziato con il basket. Differenze particolari?

"Me ne viene in mente una. Quando io giocavo a basket e si vinceva nonostante una mia prestazione negativa, mi dicevo "perché devo essere contento per me, non sono stato all’altezza". Ecco, nel nuoto invece quando vinci o perdi il merito o la colpa soni tutti tuoi".

La 4x100 mista è quasi imbattibile...

"Abbiamo una staffetta dove parte il primatista del mondo, Thomas, proseguo poi io che sono campione del mondo, infine arrivano gli ultimi due a chiudere assolutamente all’altezza: a quel punto è dura per tutti poterci battere. E’ particolarmente bello perché posso condividere la gioia non solo con tre compagni di squadra, ma tre amici".