Giovedì 18 Aprile 2024
GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
Tennis

Australian Open, Novak Djokovic difende il padre: "Tutto un equivoco: è contro la guerra"

Il serbo prova a placare le polemiche dopo le foto di Srdjan Djokovic insieme ai tifosi filo-russi: "Colpa anche di cattive traduzioni dei media"

Melbourne (Australia), 27 gennaio 2023 - Il binomio Novak Djokovic-Australia si conferma foriero di polemiche: dopo il caso vaccini che ha tenuto banco negli ultimi anni, per il fuoriclasse serbo, che si giocherà il successo dell'Australian Open 2023 contro Stefanos Tsitsipas, è ora il turno della guerra. Colpa di Djokovic senior, che dopo la vittoria del figlio contro Andrej Rublev ha festeggiato all'esterno della Rod Laver Arena insieme a quattro tifosi russi che sventolavano le bandiere del proprio Paese: tutto quasi normale, se non fosse che sui drappi compariva il volto di Vladimir Putin e che uno di questi elementi indossava una maglia raffigurante la lettera 'Z', il simbolo militare dei mezzi armati dell'esercito russo impegnati nella campagna in Ucraina.

Novak Djokovic (Ansa)
Novak Djokovic (Ansa)

Le parole di Djokovic

 Novak Djokovic non ci sta e in conferenza stampa approfitta per difendere papà Srdjan e, di conseguenza, se stesso. "Da parte di mio padre non c'era alcuna intenzione di sostenere la guerra. L'intero episodio è stato figlio di un'interpretazione errata. Tutto è nato dalla solita voglia di mio padre di incontrare i miei fan dopo le partite ma - continua il fuoriclasse serbo - la colpa è anche della cattiva traduzione operata da alcuni media". L'arringa di Djokovic junior si chiude con una speranza. "Non averlo al box durante la semifinale è stato brutto: mi auguro che per l'atto conclusivo dell'Australian Open possa tornare al suo consueto posto". La decisione spetterà all'organizzazione dello Slam ma anche a papà Srdjan, che aveva fatto un passo indietro al riguardo dopo che l'ambasciatore ucraino aveva chiesto la cancellazione del suo pass in seguito alle foto della discordia: il tutto ricordando, in una conferenza stampa precedente quella del figlio, di aver vissuto in prima persona gli orrori della guerra e di essere quindi a favore della pace.

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