Venerdì 19 Aprile 2024

Fognini, dottor Jekyll e mister Hyde. "A volte basta una scintilla"

Il tennista italiano trionfa a Montecarlo dopo un periodo buio: "Mi sono ritrovato". Bertolucci: "Può capitare a ognuno di noi"

Fabio Fognini solleva il trofeo di Montecarlo (Ansa)

Fabio Fognini solleva il trofeo di Montecarlo (Ansa)

Roma, 23 aprile 2019 - Montecarlo era il sogno da bambino, e ora che la coppa è sotto le sue mani la felicità è doppia, perché arriva "dopo un periodo buio, dopo aver toccato il fondo". Il primo Masters 1000 della carriera, e per di più a quasi 32 anni, non si scorda mai: un bel regalo di Pasqua quello che si è fatto Fabio Fognini sulla terra rossa del Principato. Un successo arrivato in un momento non facile: "Mi sono ritrovato dopo un periodo buio in cui ho toccato il fondo. Ero negativo con me stesso, mi sopportavo poco – racconta a Sky dopo aver eliminato Zverev, Coric e sua maestà Nadal –. Facevo fatica, poi è successo quel che è successo e ora siamo qui a parlare di una vittoria". "Sono una persona molto fortunata – ha aggiunto il campione –, mia moglie e mio figlio sono sempre con me, posso dire di avere tutto dalla vita".

Intervista di LEO TURRINI

"Quello che conta è la scintilla. Bisogna sempre credere che un’altra soluzione sia alla nostra portata. Non esiste un vicolo cieco, nella nostra vita...". Paolo Bertolucci è stato uno degli eroi della Davis Azzurra, nel 1976. Eccellente tennista, partner storico di Adriano Panatta nel doppio ("Vincevamo assieme, ma siccome lui piaceva alle donne i meriti, alla fine della fiera, sembravano solo suoi"), ha appena raccontato in televisione la clamorosa resurrezione agonistica di Fabio Fognini in quel di Montecarlo. "Grande impresa, se vuole anche molto pasquale, considerato il calendario – spiega l’ex ct della nazionale azzurra –. Ma io non mi firmerei solo al risultato, che pure è storico".

Infatti, non fermiamoci.

"Vede, qui conta il modo".

In che senso?

"Fognini veniva da un periodo brutto. Stava giocando male. Aveva come smarrito la fiducia in se stesso".

Uno di noi, nella vita di tutti i giorni.

"Adesso ci arrivo, al valore esemplare della prodezza sportiva. Ma lei la conosce la storia del semaforo e della strada?".

Le hanno dato una multa?

"Aspetti. Io ho conosciuto la mia compagna perché non si è fermata ad un semaforo. Se frenava, ciao, sulla strada non ci saremmo mai visti e buonanotte suonatori".

E cosa c’entra Fognini?

"Eccomi qua: sliding doors, porte girevoli, il mondo che cambia in un attimo. Lui a Montecarlo era praticamente fuori al primo turno, gli entra un ace sulla seconda di servizio e..."

La scintilla!

"Bravo. Talvolta basta un piccolo episodio per comprendere che laggiù, in fondo al tunnel, ci sta una luce che ci aspetta. Fognini l’ha vista e l’ha seguita come un naufrago in mezzo al mare salvato dal riflesso di un faro lontano".

Messa così è una lezione di vita.

"Ma lo è, per davvero. Al netto dei luoghi comuni, lo sport insegna sempre qualcosa di positivo, se viene vissuto nella maniera giusta. Fognini all’inizio del torneo di Montecarlo era come l’impiegato che si trova male in ufficio, ha appena litigato con la moglie e non sopporta l’idea di andare a pranzo dalla suocera nel week-end. Però ha visto la scintilla e il fuoco della passione si è riacceso!".

Bertolucci, ma lei queste cose le spiegava anche a Panatta, prima di disputare un doppio che valeva una Davis?

"Sicuro, una volta eravamo sotto di brutto e io gli citai il motto di Yogi Berra, il campione americano di baseball. It’s not over until is over, non è finita fin quando non è finita".

E Adriano?

"Mi chiese se questo Berra giocava nella Roma...".