Djokovic, sospesa l'espulsione dall'Australia dopo ricorso. Si decide lunedì

Al momento il tennista serbo resta confinato al Park Hotel di Carlton. Il premier Morrison risponde alla Serbia: "Non è vittima di molestie". Il padre del tennista: "Come Spartacus, leader del mondo libertario"

Melbourne, 6 gennaio 2022 - Novak Djokovic, respinto dall'Australia per visto irregolare, potrà rimanere a Melbourne fino a lunedì 10 gennaio. Il tennista serbo no vax, che punta a partecipare all'Australian Open grazie a un'esenzione dal vaccino, ha ottenuto una prima, parziale vittoria nell'udienza online a cui hanno partecipato i suoi avvocati. Il provvedimento di espulsione non verrà attuato prima di lunedì. Nel frattempo, i legali di Djokovic sperano di risolvere il caso per consentire al 34enne di Belgrado di partecipare al torneo, che si apre il 17 gennaio. Djokovic nel frattempo è confinato al Park Hotel di Carlton, come spiega il quotidiano The Age. Il governo non si è opposto all'ingiunzione che garantisce la permanenza del tennista in Australia fino a lunedì, quando è in programma la nuova udienza, in cui il giudice Anthony Kelly è pronto ad accogliere anche eventuali elementi forniti da Djokovic.

Australia, Djokovic rompe il silenzio: "Grazie a chi mi sostiene"

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Il primo ministro australiano Scott Morrison, che ieri su Twitter aveva scritto di rispetto delle regole "specialmente quando riguardano i nostri confini", ha risposto in una conferenza stampa, a Canberra, al premier serbo Aleksandar Vucic che chiedeva di porre fine alle "molestie" perpetrate al giocatore, ha risposto che Djokovic non è affatto vittima di molestie. "L'Australia ha regole chiare sui suoi confini sovrani che non sono discriminatorie", ha ribadito Morrison secondo cui la revoca dell'ultimo minuto del visto di Djokovic era in risposta alla "ragionevole applicazione delle leggi australiane di protezione dei confini".

Ma il padre del campione ha riacceso la miccia. E ha definito il tennista “Spartacus” e “leader del mondo libertario”. L’intera famiglia di Djokovic ha voluto rimarcare che lui non ha violato alcuna legge o regolamento australiano nel tentativo di entrare nel Paese e giocare il Grande Slam e che quanto sta accadendo è  “il più grande scandalo diplomatico-sportivo della storia”. Il padre del tennista, Srdjan Djokovic, ha descritto suo figlio come “un idolo, la luce in fondo a un tunnel” di fronte “all’oligarchia politica occidentale” che “si crede che il mondo sia suo”. E ha paragonato il tennista a “Gesù Cristo, che hanno crocifisso”, sostenendo che alcuni stanno ora cercando di “crocifiggere, umiliare e mettere in ginocchio” il figlio. “È una lotta politica che non ha nulla a che fare con lo sport”, ha insistito l’uomo, in una conferenza stampa a Belgrado. 

Nadal all'attacco

Anche Rafa Nadal è intervenuto sul caso. "Conosce le regole e le conseguenze a cui vai incontro se non ti vaccini, è una sua libera scelta. Il mondo ha sofferto abbastanza per la pandemia, bisogna vaccinarsi. Credo in quello che dice la scienza", sono le parole del campione al ritorno sui campi per il Melbourne Summer Set dopo la guarigione dal covid. "Ognuno è libero di fare quello che ritiene più giusto - ha aggiunto il campione spagnolo dopo il successo su Ricardas Berankis -. Ma le regole sono regole, e se non vuoi vaccinarti avrai dei problemi: è un fatto. Dopo che tante persone sono morte negli ultimi due anni, credo che il vaccino sia l'unica via per fermare la pandemia. Questo dice chi capisce queste cose, e io non sono nessuno per avere un'opinione diversa. Abbiamo già sofferto troppo, mi fido della scienza. Se mi dicono di vaccinarmi, lo faccio". "Credo che Djokovic avrebbe potuto giocare in Australia senza problemi se avesse voluto - ha concluso Nadal -. Ma ha scelto un'altra strada, ha preso la sua decisione e tutti siamo liberi di farlo ma poi ci sono delle conseguenze. Da un certo punto di vista mi dispiace per lui. Ma allo stesso tempo conosceva quelle condizioni da molti mesi". Nadal aveva contratto il virus durante l'esibizione di Dubai a fine dicembre.