Sabato 20 Aprile 2024

Alcaraz, Sinner, Rune e Musetti: nuova musica a rete. Sono nati i futuri Fab4 del tennis. E l’Italia è al top

La vittoria del talento toscano su Djokovic a Montecarlo e il lungo ko di Nadal anticipano un passaggio di consegne nell’aria da tempo

Jannik Sinner

Jannik Sinner

Roma, 17 aprile 2023 – Si può parlare di ’eredi’? Possiamo farlo innanzi a tre giocatori tra i primi dieci del mondo e uno, Lorenzo Musetti, che se non avesse la testa che ogni tanto gli va in contromano, sarebbe lì con loro, stretto stretto in classifica? Eh già, in compagnia della new wave della racchetta, tra il numero 2 del mondo, ‘VelociCarlos’ Alcaraz, il numero 7 Holger ‘Hulk’ Rune e chi lo segue all’ottavo posto del ranking mondiale, Jannik ‘IronSinner’.

Tsitsipas: “Fra Sinner e Alcaraz una rivalità come fra Federer e Nadal”

Qui però, non si vive di sola classifica, perché come dice Auger-Aliassime, sottolineando quanto il fitto calendario possa aiutare a catapultare sulla luna anche il più quotato degli outsider, lassù in cima al ranking sono tanti i giocatori che hanno uno Slam in canna. Poi però da qui a vincerlo.

Per dirne una: agli Australian Open tra i 128 giocatori al via solo sei avevano vinto uno Slam: Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka, Thiem, Medvedev, considerando però, che solo Nole&Nadal ne hanno vinti 43 contro gli 8 complessivi degli altri quattro. Questo per dire che, sì, Stefanos Tsitsipas l’ha sfiorata l’impresa proprio lì, con Nole. Ma poi ha perso. Che di pretendenti al trono dei Fab Three che hanno pure indossato la corona, tipo il Frecciarussa Medvedev, o potrebbero indossarla ce ne sono. Ma non è questo il punto. Qui stiamo parlando dell’acciarino magico, di quel qualcosa che fa scoccare la scintilla accendendo la fantasia.

Ecco perché abbiamo messo Musetti con chi è già stato numero uno del mondo, Carlitos Alcaraz e gli altri due che con lo spagnolo se la giocheranno in una saga che promette di diventare leggenda. Cioè, per intenderci e senza offendere nessuno: bravo Rublev che vince a Montecarlo eh, ma aldilà del campanile, quale è stata la partita più bella, intensa, anche cattiva del torneo? Sinner-Rune.

E se i dotti medici e sapienti del tennis l’hanno indicata come una finale anticipata, nonostante l’altra semifinale fosse tra l’attuale numero 6 del mondo, Andrey Rublev e il numero 10 Taylor Fritz, un motivo ci sarà no? E ancora: se è stata incoronata come partita dell’anno la semifinale di Miami tra Alcaraz e SInner, un altro motivo ci sarà o no?

Sinner e il ‘bad boy’ Rune, Carlitos accendono quella scintilla, danno un colpo di boost alla fantasia come non sono mai riusciti a farlo Medvedev, Rublev, Ruud l’eterna promessa - intendiamoci: in qualità di erede dei Fab Three - e in passato Thiem o lo stesso Andy Murray, che pure era e resta di rara etnia tennistica.

E, mentre fa male vedere Berrettini accartocciarsi intorno a infortuni in serie, quella scintilla l’accende anche il nostro Lorenzo Musetti che batte Djokovic e riemerge dalla palude della crisi. Musetti, rispetto ai tre ragazzi (sono tutti millennials) da top ten, è senza timore di smentita il talento tennistico più puro. Lui non ha bisogno di trasformarsi in una macchina perfetta costruito su tattica, ritmo, capacità di picchiare fortissimo. Lui ha il talento da ‘piccolo Roger’, un altro Panatta nato forse nell’epoca sbagliata, un tennista anni ’80 e ’90 che ha viaggiato nel tempo fino a qui.

Però è a questi quattro che il tennis si sta consegnando, mentre Roger Federer gioca a padel a Dubai, Rafa prova a sconfiggere quel se stesso logorato da vittorie, corse e rincorse, trionfi leggendari, resta solo Nole a difendere l’antico regno. Lo fa da numero uno e ancora da più forte di tutti, però è evidente come la sua racchetta stia entrando nella curva decisiva, dove lo aspettano Holger Rune, allenato dal Fellini dei coach, Patrick Mouratoglou; Jannik Sinner proiettato sulle stelle dalla cura Cahill-Vagnozzi; Carlitos Alcaraz che può contare su Juan Carlo Ferrero, ex numero uno del mondo e certamente tra gli allenatori top in circolazione. E, sì, anche Lorenzo Musetti, perché se la testa gira, altro che numero 20 del mondo.