Tamberi vuole il titolo mondiale: "E per Parigi sarò ancora giovane"

L’intervista al campione olimpico: "Ho bisogno di nuovi stimoli, non sono mai stato così leggero e felice"

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di Luca Talotta

ARESE (Milano)

"Sto bene, sono leggero e felice dopo tanti anni".

È fatto così, Gianmarco Tamberi; un ragazzo genuino, che dopo periodi bui ha ritrovato la serenità con quell’oro olimpico a Tokyo nel salto in alto, la chiusura di un cerchio fatto di passione, infortuni, lacrime e sorrisi: "Però ora punto dritto al mondiale outdoor, l’ultimo grande obiettivo che mi manca".

L’abbiamo incontrato a Lainate, sul circuito La Pista dell’Aci Guida Sicura, come ambassador di Bridgestone, tra un giro in auto in condizioni estreme e tante foto ricordo: "L’importante è che non mi facciate entrare in città a Milano, ogni volta ne esco con multa per aver valicato la ZTL".

Allora riavvolgiamo il nastro: luglio 2016, al meeting di Montecarlo Gianmarco Tamberi esce in barella tra le lacrime.

"Sembrava che la mia carriera fosse arrivata alla fine, rivedersi oggi a distanza di cinque anni con un titolo olimpico conquistato è qualcosa di incredibile".

Merito di chi?

"Di tutte quelle persone che mi sono state vicino, dei fisioterapisti, mental coach e nutrizionisti, saper fare team building è fondamentale".

Ripartire dopo un oro olimpico non deve essere semplice...

"A dire il vero il mio futuro sportivo era un grande interrogativo già prima dell’Olimpiade. Pensavo al post Tokyo e sembrava tutto nebbia, tutto fumo. In realtà, già dopo una settimana non vedevo l’ora di tornare in pedana, dimostrare a me stesso che non era stata solo una serata magica ma che ero tornato a saltare, volare, a godermi la vittoria".

Infatti ha subito conquistato la Diamong League a Zurigo

"E non vero l’ora di tornare a gareggiare di nuovo l’anno prossimo nel grande obiettivo che sono i mondiali outdoor, l’ultima gara veramente importante del circuito che ancora mi manca da vincere. Un grande stimolo".

E poi le prossime Olimpiadi sono solo tra tre anni.

"Infatti, sarò ancora giovane e spero proprio di essere al via".

La gara che preferisce?

"Adoro gareggiare in Italia, perché sono una persona che coinvolge tantissimo il pubblico. E disputare gare in casa è fantastico, tanto che una delle mie preferite sono i campionati italiani indoor ad Ancona; so che sembra un paradosso, visto che ho il privilegio di gareggiare in giro per il mondo. Ma ogni volta che torno lì, davanti alla mia gente, alle mie persone, ai miei amici, sono emozioni forti che rimangono indelebili".

L’oro di Tokyo che cosa rappresenta per lei?

"In questi anni ho sempre e solo pensato ad una cosa nella mia vita, alle Olimpiadi di Tokyo. Sono tanti anni che mi concentravo solo su quell’obiettivo, tanto che cercavo di rimanere focalizzato sullo stesso, senza mai distogliere energie e forza vitale. E quindi rappresenta il momento più alto, sportivamente parlando, della mia vita".

E come si fa a migliorare?

"Rimane complicato, anche banalmente sognare subito qualcosa di così grande, di così inarrivabile. Il mondiale outdoor sarà un altro obiettivo da centrare, qualcosa che mi tiene ancora molto vivo; non vedo l’ora di provarci, poi chissà".