Mercoledì 24 Aprile 2024

Tamberi e il quarto posto, medaglia d’orgoglio "Non sono felice, voglio il prossimo titolo iridato"

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di Leo Turrini

D’accordo, è di legno. Non brilla, non scintilla la medaglia simbolica che spetta a Gimbo alla fine di un mondiale che poteva e doveva essere diverso. Però…

Però, Tamberi è sempre Tamberi. A un anno dall’oro olimpico, il saltatore marchigiano ha messo insieme la gara più bella dell’anno.. E, ancora una volta, è stato capace di regalare un’emozione purissima, sebbene non premiata dalla presenza sul podio.

Volando oltre i 2,33, lui che nella stagione soltanto in una occasione aveva scavalcato i 2,30, ecco, Gimbo ha impartito l’ennesima lezione di agonismo. Con l’audacia di un Conte di Montecristo, si è sottratto alla cultura degli alibi, che invece ha forse condizionato l’estate di Marcell Jacobs.

Tamberi, no. È andato in pedana escludendo a priori la resa. Ed è stata romanzesca l’avventura di un campione che possiede anche la sensibilità, rara, di rendere omaggio, gareggiando, agli avversari più forti.

Il re. Magari non è un caso, allora, che il titolo iridato sia andato al miglior amico (nemico solo al momento di saltare) dell’azzurro.

Mutaz Essa Barshim, il gemello d’oro di Tokyo, è un mito. Probabilmente l’unico qatariota che non deve a gas e petrolio la sua gloria. 2,37 per lui, come alla Olimpiade. Argento al sud coreano Woo con 2,35. Bronzo all’ucraino Protsenko, 2,33 ma con un errore in meno dell’italiano.

Le parole. Dopo, Tamberi ha mischiato soddisfazione e frustrazione. "Credo che pochi avrebbero scommesso sul fatto che sarei andato oltre 2.33, non avevo fiducia nemmeno io. Ho speso troppe energie per meritarmi la finale. Non sono entusiasta del quarto posto, è una medaglia di legno, ma non mi lamento, sono arrivato ad Eugene in una condizione difficile".

"In finale ho combattuto con le misure. Ero reduce da tante gare fatte male anche a causa del dolore al nervo, dovevo convivere con questo disagio. Alla terza prova a 2.30 ci ho messo tutto. Del resto vestire la maglia dell’Italia mi trasforma davvero, nella mattina della finale mi alzo con quella confidenza che mi pervade".

"Il futuro? Debbo decidere se disputare o meno L’Europeo, tra meno di un mese. Quanto al mondiale, voglio vincerlo tra un anno a Budapest…"