Suzuki, per il bis non serve un Mir...acolo

Joan ha sorpreso tutti nella scorsa stagione: ma la classe e l’intelligenza in gara sono da vero fuoriclasse. E Rins può riscattarsi

di Marco Galvani

Campione del mondo 2020, ma senza stravincere. Joan Mir è il campione che nessuno si sarebbe aspettato a inizio 2020. Eppure il maiorchino è stato premiato per regolarità. E’ il numero uno, anche se sul cupolino preferisce lasciare il suo numero, il 36. Come hanno già fatto due fuoriclasse della MotoGp, Valentino Rossi e Marc Marquez. Questione di fedeltà e scaramanzia? Potrebbe essere. "Il mio lavoro non è ancora finito, devo continuare a impegnarmi per avere altre occasioni di decidere con quale numero correre – la confessione di Joan –. Al momento ho avuto già una possibilità di farlo (a fine stagione 2017 dopo il titolo della Moto3, ndr) e sono contento di aver scelto il 36, ma ciò non significa che se mi ricapiterà farò la stessa scelta". Le possibilità per vincere ci sono. La Suzuki resta una delle moto più competitive, anche senza Davide Brivio: "Per il momento la sua mancanza non si sente, speriamo possa continuare così". Incrocia le dita, Mir. Consapevole che "sarà difficile ripetersi". Sicuramente "non rinunceremo a lottare fino in fondo". Del resto, l’anno scorso era convinto fosse impossibile salire sul tetto del mondo, poi il campionato ha preso una piega a suo favore. Quindi "cercherò di correre come la scorsa stagione, ma con maggiore velocità". La sua arma è stata la perseveranza. Avanti su quella strada. La Suzuki ha già dimostrato di essere una moto bilanciata, su quasi tutti i circuiti. In Giappone i tecnici hanno lavorato molto per migliorare l’elettronica, il telaio e intervenire su dettagli che potrebbero fare la differenza. Certo, "abbiamo ancora bisogno di maggiore velocità massima per poterci difendere in gara anche sui rettilinei, ma non siamo molto lontani".

La concorrenza è agguerrita. E affamata. A cominciare dalla Ktm che nel 2020 ha avuto degli acuti a sorpresa. Ma anche "Aleix Espargarò con Aprilia mi hanno sorpreso". E poi le Yamaha ufficiali blu e quelle Petronas con "Valentino che sembra un po’ lontano, ma non so che tipo di lavoro sta portando avanti". Anche se il pericolo più concreto, secondo Joan, potrebbe arrivare dal solito Marquez, grande assente 2020 e atteso al via 2021: "Non vedo l’ora di correre con lui, c’è sempre da imparare. Sicuramente quando salirà sulla MotoGp sarà veloce, non ha bisogno che gli si dica quello che deve fare".