Super Sinner, Rublev vede rosso Ora Zverev per salire ancora

Montecarlo, Jannik batte in rimonta il russo e vola ai quarti. Musetti, splendida illusione: vince Schwartzman

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TENNIS

di Paolo Franci

Non guardate a questa vittoria su Rublev, numero 8 del mondo con gli occhi fissi sul tabellone. Sì, vero, Jannik è nei quarti di Montecarlo per la prima volta e quindi viva Jannik. Gurdatela, però, nella prospettiva più ampia possibile. Quella degli obiettivi di un ragazzo tanto famelico sul campo quanto lo è nel fissare un punto lontano – ormai neanche troppo – e trasformarlo in un traguardo. Quale? Semplice: riuscire a giocare alla pari con i primi giocatori del mondo e iniziare a dargliele, magari, se non di santa ragione, almeno con la sensazione che il passo è lì.

Li chiamano nuovi stimoli e proprio grazie a questi, con il nuovo coach Simone Vagnozzi, l’obiettivo è di arrivare a giocarsela sul filo del rasoio con i giganti più giganti di lui. E cioè Nole, Medvedev, Nadal, quel diavolo di Tsitsipas e lo stesso Rublev. Ah, certo, eppoi Zverev, attuale numero 3 del ranking. Ecco, giustappunto Sasha. Oggi Sinner se la giocherà proprio contro di lui, una montagna quasi impossibile da scalare, ma occhio, perchè la vittoria in rimonta su Rublev, strapazzato e preso a martellate nel secondo e terzo set è più di un’ode alla gioia. Sinner ha applicato alla perfezione il senso del tennis secondo un grande del passato, Guillermo Vilas, che amava ripetere a se stesso e gli altri, quel pensiero coniato per la prima volta nel 1977, quando vinse contro Connors la finale degli Us Open: "Per battere un avversario – diceva – non devi essere tu a vincere, ma devi convincere il tuo avversario che finirà per perdere". Ecco, Sinner ha fatto esattamente questo: ha minato le certezze di Rublev pezzo dopo pezzo, gli ha spiegato, sparando vincenti sul servizio del russo, che da quel campo sarebbe uscito a testa reclinata. Ora, c’è Zverev, lui è difficilissimo da convincere, ma finchè c’è partita c’è da guardare, tifare e capire.

Mezz’ora. Gli sarebbe bastata una mezz’ora in più per piallare Schwartzman, prendersi i quarti contro Tsitsipas, così come ha fatto il suo ’gemello diverso’ Jannik Sinner. E invece no, Musetti ha incantato, letteralmente, il pubblico del Principato per un set e anche qualcosa in più, in avvio della seconda partita, prima di salire sulle montagne russe dal punto di vista della concentrazione fino a rianimare l’argentino numero 16 del mondo, prima in grave difficoltà. La sensazione è che Lorenzo sia però, finalmente, sulla strada del completo recupero non solo dal punto di vista tecnico – per colpi e stile di gioco è davvero un piccolo (per ora molto piccolo ma chissà...) Federer – ma anche sotto il profilo mentale. Anche se poi, con quella mezz’ora in più, certezze e fiducia si sarebbero impennate per arrivare chissà dove. Ora, tra Roma e Madrid scopriremo se Lollo è davvero rinato. La nostra sensazione è che ci siamo e che nei prossimi tornei ne vedremo delle belle. Il massimo sarebbe ritrovarlo a maneggiare un pensiero stupendo al Foro Italico, lì dove gli italiani a volte fanno bene e illudono il pubblico, senza mai ripetere quel fantastico Panatta del 1976.