di Paolo Franci La notizia non è neanche così nuova. Sì perchè nel giorno del lapsus chielliniano - quando Chiello è scivolato dicendo ’nazismo’ invece di ’razzismo’ - e cioè alla vigilia del match con l’Austria, il capitano azzurro momentaneamente appiedato da un muscolo malandrino, l’aveva detto: "Se i nostri avversari decidono di inginocchiarsi lo faremo anche noi". L’Austria non ha chiesto all’Uefa il permesso di inginocchiarsi - sì, ci vuole il via libera della Confederazione europea per qualsivoglia iniziativa extra campo - e gli azzurri si sono adattati. Ora però, c’è il Belgio che contro il Portogallo ha manifestato in favore del Black LIves Matter e ripeterà la cosa contro l’Italia. Dunque, stavolta i nostri si inginocchiano. "La linea della squadra è quella che ha spiegato Chiellini giorni fa – ha chiarito Paolo Corbi, capo della comunicazione del Club Italia - Il contrasto al razzismo passerà attraverso altre iniziative che la squadra condividerà con la Federazione. La scelta è quella di inginocchiarsi per rispetto nei confronti di chi lo farà, come nel caso del Belgio". Cioè se si inginocchiano gli altri lo fanno anche i nostri, sennò no. Quindi alla fine, è il classico compromesso all’italiana che fa perdere senso al gesto stesso. Detto che la pressione social e mediatica sul tema ha reso tutta la vicenda profondamente artificiale e assai poco spontanea. Ma tant’è. Dopo le polemiche scaturite dall’inginocchiamento del Galles seguito da cinque azzurri con gli altri sei che sono rimasti in piedi, la polemica è montata soprattutto sui social, costringendo il presidente della Figc Gabriele Gravina a un chiarimento che prendeva la linea della scelta di coscienza e la totale libertà: "I giocatori sono liberi di scegliere se e come comportarsi seguendo le loro coscienze". E la squadra ha deciso in totale libertà di adeguarsi al comportamento dei ...
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