Mercoledì 24 Aprile 2024

Sulla scia di Lukaku: l’Italia si inginocchia

Il Belgio chiederà all’Uefa il permesso di manifestare contro il razzismo: gli azzurri per solidarietà agli avversari si uniranno nel gesto

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di Paolo Franci

La notizia non è neanche così nuova. Sì perchè nel giorno del lapsus chielliniano - quando Chiello è scivolato dicendo ’nazismo’ invece di ’razzismo’ - e cioè alla vigilia del match con l’Austria, il capitano azzurro momentaneamente appiedato da un muscolo malandrino, l’aveva detto: "Se i nostri avversari decidono di inginocchiarsi lo faremo anche noi". L’Austria non ha chiesto all’Uefa il permesso di inginocchiarsi - sì, ci vuole il via libera della Confederazione europea per qualsivoglia iniziativa extra campo - e gli azzurri si sono adattati. Ora però, c’è il Belgio che contro il Portogallo ha manifestato in favore del Black LIves Matter e ripeterà la cosa contro l’Italia. Dunque, stavolta i nostri si inginocchiano.

"La linea della squadra è quella che ha spiegato Chiellini giorni fa – ha chiarito Paolo Corbi, capo della comunicazione del Club Italia - Il contrasto al razzismo passerà attraverso altre iniziative che la squadra condividerà con la Federazione. La scelta è quella di inginocchiarsi per rispetto nei confronti di chi lo farà, come nel caso del Belgio". Cioè se si inginocchiano gli altri lo fanno anche i nostri, sennò no. Quindi alla fine, è il classico compromesso all’italiana che fa perdere senso al gesto stesso. Detto che la pressione social e mediatica sul tema ha reso tutta la vicenda profondamente artificiale e assai poco spontanea. Ma tant’è.

Dopo le polemiche scaturite dall’inginocchiamento del Galles seguito da cinque azzurri con gli altri sei che sono rimasti in piedi, la polemica è montata soprattutto sui social, costringendo il presidente della Figc Gabriele Gravina a un chiarimento che prendeva la linea della scelta di coscienza e la totale libertà: "I giocatori sono liberi di scegliere se e come comportarsi seguendo le loro coscienze".

E la squadra ha deciso in totale libertà di adeguarsi al comportamento dei dirimpettai via via che si snodano le partite.

Ieri, la Figc ha chiarito attraverso una nota di ribadire "l’impegno contro la discriminazione" e ha riaffermato la totale libertà di scelta dei giocatori. "Come già affermato dal presidente Gabriele Gravina non più tardi di una settimana fa - prosegue la nota - la Figc ritiene che l’imposizione di qualsivoglia comportamento rappresenti in sé una forma di prevaricazione e sostiene la scelta della squadra". Pretendere che gli azzurri si inginocchino non è che si specchi nella totale libertà di manifestare o no, a prescindere dal tema - è la posizione della Federazione - considerando che, come ribadisce via Allegri: "Il giudizio sulla sensibilità dei membri della Nazionale in difesa dei diritti della persona è nel dna azzurro, come provano le molteplici iniziative e dichiarazioni in tal senso, e non può essere subordinato all’adesione ad una, non l’unica, manifestazione di sostegno alla lotta anti-razzista". In effetti, l’idea della solidarietà imposta stride col semplice concetto della solidarietà stessa che, per sua natura, dovrebbe essere spontanea, è il rilievo non banale che si legge tra le righe della nota federale.