Strade Bianche apre i cento giorni del ciclismo

Al via una stagione senza pubblico. Per Nibali, Viviani e Trentin è tempo di conferme, per Bettiol e Aru di ulteriori progressi.

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di Angelo Costa

Sarà curioso vedere una stagione di ciclismo concentrata in cento giorni: se ce l’ha fatta il calcio, può farcela anche la bici. Saranno gare vere perché resteranno negli albi d’oro: così assicura il ct Cassani e non c’è ragione di dubitarne. Saranno comunque gare anomale: per quanto incida meno di altri sport, la mancanza di pubblico si farà sentire. Sarà curioso vedere, sabato prossimo, la Strade Bianche nell’afa degli sterrati senesi. E pure la Sanremo nell’affollata estate della Riviera ligure. O un Lombardia che, a Ferragosto, di foglie morte ne vedrà cadere poche. O anche un Tour che, dribblato il tradizionale solleone di luglio, vira verso le più miti temperature di settembre. Ma a render più curioso tutto sarà il rendimento dei ciclisti dopo una quarantena diversa: fra chi è riuscito a pedalare sulla strada e chi si è tenuto in forma sui rulli, qualche sorpresa rischia di esserci. Sarà curioso seguire il viaggio di Vincenzo Nibali, che alla soglia dei 35 anni resta nostro atleta di punta. Lo aspetta un percorso interamente italiano, con vista sul Mondiale prima e sul Giro poi, in rigoroso ordine di ambizione: due passaggi chiave in vista della rivincita olimpica slittata all’anno prossimo. Da una quarantena in cui si è rivelato in tutta la sua simpatia, sfruttando più del solito la scia dei social, il siculo è uscito motivato e convinto: che lo stop abbia fatto bene al suo fisico sarà la strada a dirlo. Sarà curioso vedere se alle spalle di Nibali la compagnia, oltre che buona, è anche abbondante. Su Viviani e Trentin pochi dubbi: per serietà e continuità, sono due garanzie. Si attendono progressi da Bettiol, fermo al Fiandre vinto un anno fa, e si attende il ritorno di Fabio Aru: dice di essersi ritrovato come uomo, c’è da sperare che abbia ritrovato anche il ciclista. Quanto alle giovani leve, il nome più gettonato è Giulio Ciccone: con accanto una nave scuola come Nibali, fare il salto di qualità sarà più semplice. Se poi salta fuori qualche nome inedito, magari fra gli sbarbatelli, tanto meglio. Sarà curioso scoprire se una stagione così ristretta condizionerà chi è abituato a programmare: c’è poco tempo per farlo, bisognerà esser bravi ad adattarsi e cambiar rotta. Di sicuro in prima linea ritroveremo gli Alaphilippe e i Valverde, i Roglic e i Fuglsang, oltre all’immancabile Sagan atteso sulle strade rosa: gente per tutte le stagioni. Che poi nel mucchio si infili di nuovo Quintana, come intuito a inizio anno, non sorprenderebbe. Sarà curioso scoprire quanto si allargherà la nuova generazione, che già un anno fa ha spedito messaggi importanti. Di Egan Bernal si è già scoperto tutto: ha vinto un Tour e minaccia di ripetersi in presenza del capitano uscente Froome. Di Evenepoel e Van der Poel, come di Van Aert prima che un infortunio lo fermasse, si è già intuito parecchio: al Giro d’Italia e alle classiche il compito di confermare se, a premesse così fragorose, seguiranno i risultati attesi