Mercoledì 24 Aprile 2024

Stadi piccoli per la passione

Paolo Grilli

Il calcio sospeso del lockdown non fece che accelerare, per molti, un processo inesorabile di svuotamento degli stadi a beneficio – si fa per dire – dei più incalliti tifosi da divano, liberi di vivisezionare ogni azione della partita grazie a immagini tv di mirabolante definizione. Ma pure obbligati, dall’altra parte, a pagare fior di abbonamenti a piattaforme per mantenere viva la passione per la squadra del cuore tra le mura di casa.

Il ritorno sugli spalti è stato poi timido, in un difficile dribbling tra le regole residue. Ora però si è fatto inarrestabile e sembra persino beffare i grandi architetti del pallone mondiale. A Siviglia, sede della finale di Europa League, c’erano 100mila supporters in eccesso venuti da Francoforte e da Glasgow rispetto a quanti avrebbe potuto contenerne il ’Sanchez Pizjuan’, 45mila.

Tirana ieri è stata invasa dai tifosi romanisti per la finale di Conference: al di là delle esecrabili derive cui si è assistito, è subito parso chiaro che la graziosa Arena Kombetare, coi suoi 20mila posti scarsi, fosse teatro inadeguto a contenere tutto l’entusiasmo per i giallorossi. Tanto che a Roma si è riempito l’Olimpico per seguire la ’Magica’ a distanza sul maxischermo. Inimmaginabile e impressionante. La passione popolare pulsa, e la condivisione vera non è quella dei social. Bisognerebbe tenerne conto, prima di organizzare finali in stadi piccoli e remoti per vendere meglio l’evento via etere.